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Il nostro format neutrale per orientarci nella complessità

Il nostro format neutrale per orientarci nella complessità

L'editoriale del Presidente di AUDIS Tommaso Dal Bosco

Ho sempre sostenuto che la principale caratteristica di AUDIS fosse il fatto di essere costituita da una pluralità di soggetti estremamente diversi tra loro, ciascuno con una peculiare posizione all’interno della filiera che opera sul terreno della rigenerazione urbana.
Questa particolarità, che la connota dal tempo della sua nascita, le assegna una altrettanto peculiare funzione nella promozione della rigenerazione urbana e, io ho sempre aggiunto, anche territoriale nel segno della continuità delle relazioni tra territori con caratteristiche diverse, come paradigma dello sviluppo sostenibile.

Infatti, non dovendo difendere sindacalmente interessi specifici di una specifica categoria di soggetti, si concentra sull’oggetto su cui convergono gli interessi di tutte le sue componenti che è, obiettivamente e direttamente, un interesse di natura pubblica perché tende ad interpretare la sostenibilità non come una qualificazione dello sviluppo che imporrebbe una sua “misura” (com’è questa rigenerazione? È sostenibile? Quanto sostenibile? Molto? Poco?) ma come una sua condizione imprescindibile.

Tenendo quindi presente che non c’è una misura assoluta della sostenibilità ma un tendere consapevolmente ad essa, il ragionamento che voglio brevemente sviluppare oggi riguarda la funzione che AUDIS ha preteso di svolgere da quando è nata, a metà degli anni Novanta, e quale sia quella che dovrebbe svolgere oggi in un mondo che si è completamente trasformato.

Quando AUDIS è nata, ce lo ha raccontato molte volte uno dei suoi principali fondatori e animatore per tanti anni –Dionisio Vianello– il problema era il recupero dei primi grandi patrimoni dismessi dall’industria pesante ereditati dall'IRI nelle principali città italiane: le acciaierie di Bagnoli, Sesto San Giovanni e Torino, la chimica di Porto Marghera, le Manifatture tabacchi di Modena e Napoli ecc.

L’idea è stata semplice e innovativa: mettere intorno allo stesso tavolo le pubbliche amministrazioni e i privati proprietari delle aree dismesse per cercare di trovare insieme le buone pratiche che avrebbero potuto trasformare quelle aree da un problema per tutti a nuovi pezzi di città, integrati e vitali. 
Oggi non è certo più solo il problema della chiusura dei grandi impianti industriali. Sono anche lo spopolamento delle aree rurali, le nuove migrazioni, la precarizzazione e l’aumento della mobilità nel lavoro, le disuguaglianze, la nuova sensibilità circa i problemi ambientali, energetici e di uso del suolo, l’evolvere della domanda abitativa, a richiedere di considerare il problema in termini diversi.

Soprattutto, l’ho detto molte volte e spero mi perdoneranno quelli che mi ascoltano con più attenzione, si è passati da una logica duale (pubblico-privato) a una logica multilaterale. Di governance come direbbero i più bravi. Una configurazione la cui oggettiva maggiore complessità è aggravata dalle crisi economiche e sociali che abbiamo attraversato e che hanno ridotto le capacità di intervento connesse agli schemi di gioco tradizionali.
Ed è su questo punto che AUDIS può e, a mio avviso, deve continuare a giocare il suo ruolo. 

Perché il problema è sempre quello: interlocutori che non si parlano. E, se si parlano, non si capiscono. Continuiamo a vederlo nelle esperienze che abbiamo fatto negli ultimi anni.
Il problema è dare una forma e uno sviluppo efficienti a questi momenti di confronto. Così accadeva ad AUDIS nella sua stagione iniziale quando, grazie a un mercato immobiliare molto energico e vitale, il confronto produceva con relativa facilità progetti di sviluppo con elevato tasso di realizzabilità. 
Oggi purtroppo, questo confronto è prevalentemente limitato a contesti accademici, occasioni convegnistiche o seminariali, documenti di policy per lo più ignorati dagli operatori. Si veda ad esempio l’agenda urbana lasciata in eredità dal MIMS, un documento di rara onestà intellettuale che dovrebbe guidare davvero le politiche urbane nei prossimi anni.
Documenti in cui prevale la dimensione teorica perché la complessità fa paura a chi deve raggiungere obiettivi di breve periodo in un mercato saturo che lascia pochi margini di manovra. Soprattutto se misurati con gli schemi di gioco tradizionali basati sulla rendita. 
Sulla base di queste osservazione, l’obiettivo su cui AUDIS si è concentrata negli ultimi due anni è stato la strutturazione di un framework abilitante di processi rigenerativi in grado di dare concretezza a questo confronto.
Un format funzionante che permette di discutere, progetto per progetto, l’adeguatezza dei processi deliberativi, la coerenza tra gli obiettivi e i mezzi per realizzarli, di identificare la scala territoriale dei processi che si intende governare, sollecitare i relativi livelli amministrativi ad adeguare le strategie ai problemi (in questo la politica deve essere più proattiva) e indicare i mezzi per realizzare gli obiettivi.
L’applicazione di questo format e l’affinamento delle pratiche di gestione dello stesso, sono lo strumento attraverso cui AUDIS da un lato si propone come il soggetto giusto - neutrale, competente ed efficiente - per disegnare il quadro di governance ideale per innescare e gestire equilibrati ed efficaci processi di sviluppo sostenibile, dall’altro offrire ai propri associati dei cluster strutturati per valorizzarne le competenze e occasioni di partecipazione attiva a fianco dei principali portatori di interesse.


27/04/2023
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