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A chi serve la città

Marina Dragotto, Federico Della Puppa (a cura di)
ZeL edizioni

La scheda del libro sul sito dell'editore

Se volevamo una prova che Marina è sempre qui, con noi, eccola: il libro propone una lunga conversazione con Federico della Puppa: sentiamo la sua voce, vediamo le sue espressioni e i gesti, cogliamo la sua essenza appassionata. É lei, in copertina, che dal trampolino del titolo, si tuffa nel suo elemento naturale, la Città e ci nuota, andando avanti, a tracciarci un cammino possibile. La città è per Marina il luogo essenziale e necessario, l’amore di una vita.

Formatasi come urbanista, Marina ha messo al centro la Città come comunità, come luogo capace di formare capitale sociale e di soddisfare i bisogni sociali delle persone. Nel libro si citano Mumford, Jane Jacobs, Heidegger, Jan Gehl. Questo è il filo rosso che percorre tutta la conversazione, il resto ne consegue. Un secondo punto di vista che permea la conversazione è come lavorare per la Città, facendo urbanistica: quali strumenti, quali protagonisti, quali collaborazioni. Ed è il lato di Marina ricercatrice e professionista, anima di AUDIS, promotrice di confronti, convegni, esperimenti come la Carta della Rigenerazione e della Qualità.

Il lato di Marina politica, che fino all’ultimo si è impegnata per animare la partecipazione, degli esperti e dei cittadini, degli investitori e degli amministratori, per costruire programmi, per far condividere una idea futura. 

Io ho AUDIS e la politica e non riesco a non metterci il cuore, diceva. Per certi versi, il libro è una biografia: il tentativo di testimoniare il senso del suo amore per la città delle persone e per il proprio lavoro. Per altri versi è un breviario, quattro o cinque cose da tenere sempre con noi, come guida, se vogliamo occuparci di Città. Per Marina alla base di tutto c’è riconoscere il vero fallimento che è la città diffusa (lo sprawl), opposta alla città densa, soprattutto di relazioni e di spazio pubblico, che genera socialità pulsante.

Anche chi, come me, non vede questa antinomia feroce tra Male e Bene assoluto, non crede che la città diffusa generi monadi auto referenti senza identità, è costretta a dialogare col punto di vista che Marina sostiene, senza dubbi, per tutta la conversazione. E questa è un’altra delle sue doti indomabili, suscitare il confronto, le idee e cercare insieme il da farsi. AUDIS mi piace, diceva, perché è ricca di stimoli e spunti, ci sono sempre almeno due punti di vista diversi ed esce una visione non comune.

Questo ci racconta Dragotto: che c’è da fare, con le idee condivise. Prima c’era da rottamare e recuperare porzioni dismesse della città, poi da rigenerare, a cominciare dalle periferie degli anni ‘50 e ‘60 la cui bellezza sta nel capitale sociale e nella capacità di incessante divenire. Oggi sono più vive dei centri storici ingessati e più capaci di ricucire l’insieme urbano. C’è da definire e valutare la qualità che è soprattutto connessione, complessità, mixitè, contaminazione. Troppo abbiamo sacrificato alla razionalità dello zoning, della norma burocratica e degli standard numerici.

Possiamo ancora chiamare tutto questo lavoro Urbanistica? Marina ripercorre l’esperienza dei programmi complessi, delle STU, dei contratti di quartiere dei finanziamenti Europei, dei Fondi Immobiliari; richiama qualche caso: Torino, Bologna, Trieste, Le Albere, il Torrino, la sua Giudecca. Indica i 9 punti della Qualità e 5 punti per il futuro. Verso la fine non può non lanciare un appello alla Politica, che si faccia viva! Federico scrive Marina è andata avanti, ma ha ben tracciato il cammino: lascito quanto mai utile, nell’immediato. Perché, se fino all’altro ieri poteva aver senso parlare di riforma urbanistica adesso siamo in un altro Dopoguerra e non possiamo affrontarlo solo con la burocrazia e con i soldi. Non è una questione di offerta, dice alla fine Marina: belle architetture, nuove case, quartieri sostenibili. Ma una questione di domanda, bisogna ascoltarla, attrarla, generarla: la Città densa deve prendersi la rivincita sull’urbanizzato diffuso. Dopo la pandemia, mettere l’accento sulla domanda, suona come un paradigma decisivo, a tutto campo. E se ci sentiamo smarriti, in mare aperto, senza aver chiaro l’approdo, Dragotto si è tuffata e nuota davanti a noi.

Il libro offre una completa bibliografia di Dragotto: le boe che uniscono il suo cammino.

Isabella Scaramuzzi

Il libro può essere acquistato presso l’editore ZeL edizioni, Smart Land o, appena disponibile, sui canali classici (librerie fisiche e online).
Il costo di acquisto è di 15,00 euro.


24/02/2021
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