Il Partenariato “speciale” in ambito culturale ai sensi del Codice dei Contratti (ex art. 134 D.Lgs 36/2023 in continuità con quanto già introdotto dall’art. 151 del previgente Codice) è stato introdotto con l’obiettivo di facilitare gli Enti Pubblici che dispongono di beni culturali nell’attivazione di forme di collaborazione con uno o più operatori pubblici e/o privati. Tali collaborazioni sono dirette a consentire il recupero, il restauro, la manutenzione programmata, la gestione, l’apertura alla pubblica fruizione e la valorizzazione di beni culturali immobili, attraverso una serie di servizi riconducibili nel quadro della valorizzazione e della gestione a beneficio della fruizione pubblica del bene e dell’interesse generale.
L’osservatorio delle esperienze di Partenariato Speciale mette in evidenza quanto le sperimentazioni già realizzate segnino il passo dell’innovazione verso un modello che si ispira a logiche collaborative non consuete per la gestione del patrimonio. Ad esempio, tanto il partenariato speciale per l’ex monastero del Carmine di Bergamo (nella foto), quanto quello del Parco Archeologico dei Campi Flegrei, hanno contemplato sia meccanismi di partenariato economico volti alla generazione di ricavi da reinvestire nel piano economico complessivo, sia importanti processi di coinvolgimento di enti e organizzazioni del territorio nella definizione del piano di gestione e apertura quotidiana degli spazi.
KCity –socio Audis che vanta un'esperienza di lungo corso nel campo della rigenerazione urbana a base culturale– in questa fase sta proponendo il ricorso a questo strumento nell'ambito di alcuni incarichi di consulenza strategica e assistenza tecnica che le sono stati affidati per l’innovazione del modello gestionale di immobili pubblici con funzione socio culturale in Lombardia.
Per fronteggiare criticità e limiti del modello attuale –nella prospettiva di migliorare i profili di identità funzionale e sostenibilità gestionale dei centri culturali oggetto di attenzione - la proposta di KCity riguarda l’attivazione di soluzioni “ibride” che prevedono:
• La distinzione tra responsabilità sul contenuto e responsabilità sul contenitore;
• La convivenza tra attività di natura socio-culturale e una funzione-ricavo coerente, atta generare risorse con cui contribuire alla sostenibilità complessiva del progetto;
• Un mix studiato di attività e servizi attento interpretare nuove tendenze e assecondare stili di vita alternativi, nonché ad intercettare domande espresse dal territorio e a sviluppare sinergie con il sistema socio-economico locale.
In questa prospettiva si disvelano più che mai le potenzialità dell’istituto del Partenariato Speciale quale forma giuridica che, rispetto ad altre soluzioni, prevede che:
- il rapporto tra le parti non si riduca a una logica di scambio (prezzo o concessione in cambio di prestazioni), ma contempli forme di collaborazione aperte per una finalità comune relativa alla gestione, pubblica fruizione, valorizzazione e conservazione di beni culturali;
- il partner privato (o del privato sociale) da una parte possa vantare un maggior grado di autonomia e di condivisione del rischio, ma dall’altra sia limitato nelle sue finalità lucrative che si devono fermare di fronte alla necessità di tutela collettiva di quel bene.
Secondo KCity si tratta di una prospettiva che permetterebbe alle esperienze lombarde oggetto di attenzione di inserirsi nel solco dei più interessanti percorsi di innovazione della governance dei beni culturali attualmente in corso di attivazione alla scala nazionale.