Logo AUDIS

Rigenerazione urbana ed energie sociali: verso il PN Metro Plus

Rigenerazione urbana ed energie sociali: verso il PN Metro Plus

di Claudio Calvaresi, principal di Avanzi Sostenibilità per azioni

Avanzi Sostenibilità per azioni ha accompagnato il Comune di Venezia in un percorso di auto-valutazione delle misure dedicate al sostegno dell’innovazione sociale del PON Metro 2014-20 e per il disegno delle nuove proposte nel PN Metro plus 2021-27.
Il lavoro, che ha coinvolto i Servizi del Comune e organizzazioni di terzo settore, ha permesso di estrarre lezioni dalla programmazione appena conclusa e definire sfide progettuali per il nuovo ciclo di programmazione. Queste sono state presentate alla conferenza “Rigenerazione urbana ed energie sociali: verso il PN Metro Plus”, svoltasi il 12 e 13 ottobre scorsi, cui hanno partecipato, oltre al Comune di Venezia e gli ETS, altre Autorità urbane, l’Autorità di Gestione del Programma e la stessa Commissione Europea. 
La Conferenza ha favorito una discussione ampia su potenzialità, criticità e prospettive per la rigenerazione delle aree difficili delle città, toccando questioni di processo e questioni sostantive.

Dal lato dei processi, si è discusso di attori e di reti, riconoscendo che le esperienze maturate nelle città hanno permesso di costituire nuovi attori (aiutando gruppi informali a strutturarsi come associazioni) e di abilitare capacità orientate alla sperimentazione in organizzazioni di terzo settore esistenti. Il Programma è stato una palestra di innovazione per i soggetti coinvolti, comprese le stesse amministrazioni comunali. Tutti si sono trovati a praticare approcci e ruoli inusitati: i soggetti sociali, sperimentandosi nel disegno, gestione e rendicontazione di progetti complessi; le città, provando ad esercitare nei confronti dei primi controllo, ma anche supervisione, affiancamento, “spinta gentile”, capacitazione, ecc. Si può dire dunque che l’innovazione è stata un elemento delle sperimentazioni sostenute dal Programma, ma anche un esito di processi di mutuo apprendimento tra attori. 

Dal lato dei contenuti, la discussione ha fatto emergere come l’innovazione urbana provi a rispondere alle domande sociali, mettendo a frutto le capacità di gruppi informali e organizzazioni. In prospettiva ci si è chiesti se il Programma, dopo aver seminato e fatto nascere tanti cantieri di sperimentazione, potrebbe sostenere strutture stabili di intervento nei quartieri, che siano centri di promozione di iniziative e servizi (di cura, assistenza, formazione e lavoro, abitativi, ecc.), capaci di progettazione integrata e gestione di processi di rigenerazione. 

Inoltre, molte progettualità innovative hanno trovato sede in immobili pubblici dismessi o sotto-utilizzati che sono diventati “spazi ibridi”, per accogliere le iniziative di innovazione. Altre progettualità hanno avuto luogo in spazi aperti, svolgendosi nel parco, nella piazza, nell’impianto sportivo, nel giardino della scuola. Si è dunque sottolineato che lo spazio pubblico permette di intercettare domande emergenti e può diventare una dotazione a sostegno del protagonismo di specifiche popolazioni. In particolare, per i giovani rappresenta una occasione per esprimere la propria agency; è una risorsa per agevolare l’aggregazione e una palestra per passare dal “disagio giovanile” all’azione nella sfera pubblica. 

Conclusa da una tavola rotonda finale che ha raccolto un contributo di Sandro Balducci (docente di Pianificazione e Politiche urbane al Politecnico di Milano), il quale ha offerto una riflessione di quadro sull’accompagnamento e il governo dei processi di innovazione urbana, la Conferenza ha permesso di fissare alcuni punti sui contenuti di una nuova fase delle politiche di rigenerazione urbana. Ne segnaliamo tre:
1. Assumere compiutamente l’approccio dei programmi area-based, che ha tradizionalmente identificato, negli abitanti delle porzioni problematiche della città, i portatori di bisogni cui le misure dovevano corrispondere. Sottraendosi all’idea di rispondere ad una domanda assunta come problema da affrontare e collocandosi sul fronte dell’apprendimento sociale, le misure per l’innovazione sociale hanno lavorato su aspirazioni e intenzionalità. Le persone da problema sono assunte come portatrici di soluzioni. 
2. Evitare una delle aporie dei programmi area-based, che era quella di far coincidere perimetro della “zona problematica” e ambito nel quale intercettare le risorse per trattarne le criticità. Gli attori mobilitati dai programmi non sono necessariamente “residenti nelle aree bersaglio”, ma possono essere esterni. Il campo di intervento è definito dal perimetro dell’azione degli attori e delle reti che sono in grado di attivare per trattare la dimensione locale dei problemi. In questo senso, ciò che rileva è la loro capacità di produrre impatto sociale. La “pubblica utilità” non è funzione della loro natura giuridica, ma dalla qualità delle azioni che dispiegano. 
3. Far scalare le innovazioni sociali più interessanti nei quartieri in cui risultano più dense, aiutandole a fare rete e dando loro opportunità di sviluppo verso assetti più strutturati e per la costruzione di ecosistemi dell’innovazione.

In sostanza, le sfide che si aprono nella nuova programmazione è sancire il cambio di fase che si è prodotto nel ciclo precedente e consolidarlo. 


31/10/2023
© 2018 AUDIS - Tutti i diritti riservati