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Capitale Esg e investimenti urbani: una possibile soluzione per il Paese

Capitale Esg e investimenti urbani: una possibile soluzione per il Paese

di Roberto Nastri - Architetto e socio AUDIS

A questo LINK potete leggere e scaricare il documento esplicativo del progetto “OICR ESG e investimenti urbani. Modello per la realizzazione d’infrastrutture con il concorso d’investimenti privati a partire dal PUMS della Città metropolitana di Milano”, consegnato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri nel gennaio scorso: nient’ altro che una tappa di un percorso nient’affatto concluso, proseguito con successivi approfondimenti e con un confronto a tutto campo in tutte le sedi istituzionali possibili. 

L’approfondimento del PUMS della Città metropolitana di Milano ha messo in luce i tratti e le peculiarità della “città dei 15 minuti”: un sistema a più poli – 17, secondo noi – costituiti da  agglomerazioni di servizi attorno ai nodi del ferro – oggi, per lo più, stazioni ferroviarie periferiche nel “nulla “ - non luoghi, appunto - di enormi parcheggi vuoti che quasi nessuno usa perché il trasporto pubblico non è concorrenziale con l’auto privata. 

Il PUMS delle Città metropolitana di Milano li chiama LUM: luoghi urbani di mobilità.

Una nuova città pubblica diffusa, meno diseguale dell’attuale, più resiliente, dove le persone, ovunque si trovino, possano trovare servizi di qualità –  in futuro anche il lavoro “quaternario” e l’istruzione superiore - al massimo, appunto, a 15 minuti di biciletta da casa.

Si tratta di un modello ribadito da tutti i piani di area vasta: il piano strategico regionale, quello metropolitano e, da ultimo, anche dal PUMS.

Auspicabile, auspicabilissimo, forse il migliore dei mondi possibili se vogliamo che le persone non trascorrano una parte considerevole della loro vita sui mezzi di trasporto, che abbiano più tempo per sé e per le loro famiglie, che consumino meno energia e che emettano meno polveri sottili, ossidi di azoto ed ozono con le loro auto in coda sulle tangenziali.

Ed  allora una prima domanda: il modello “Milano” è rappresentativo anche delle altre città metropolitane? 

Abbiamo provato a sovrapporlo a Roma, Napoli e ad altre città metropolitane ed abbiamo visto che funziona: ovunque vi sono nodi del ferro disposti nei punti giusti, ovunque vi sono parcheggi deserti ed aree attigue degradate da trasformare in scuole, centri sportivi, teatri, luoghi per il lavoro qualificato. Parcheggi molto ben collocati – baricentrici – rispetto a “corone” di piccoli Comuni attorno, oggi pressocché privi di servizi perché troppo piccoli per poterseli permettere.

Questa è una buona notizia, perché se trovassimo il modo di far funzionate il PUMS di Milano, troveremmo anche il modo di far funzionare Roma, Napoli, ecc. 

Il punto non è il Piano, ma il modo. E il modo sono gli investimenti.

Sono certo che gli amici del PIM, che hanno redatto l’ottimo PUMS di Milano e gli organismi della Città metropolitana di Milano che lo hanno approvato e le assemblee rappresentative dei 200 e rotti Comuni che compongono la Città metropolitana di Milano e i 2 milioni circa di persone che ci abitano vorrebbero che gli investimenti si concentrassero nei “loro” LUM, piuttosto che nel centro di Milano, ma invece finiscono inesorabilmente al centro di Milano.

Gli investimenti pubblici cercano di mitigare gli effetti perversi del mercato. Cito da un sito istituzionale:

La Legge di Bilancio 2022 assegna 300 milioni di euro ai Comuni per progetti di rigenerazione urbana, riduzione della marginalizzazione e del degrado sociale e miglioramento della qualità del decoro urbano e del tessuto sociale ed ambientale

Dunque, facciamo i conti: solo a Milano, per realizzare, nei 17 LUM di cui sopra, una soglia minima d’infrastrutture sufficiente ad innescare economie di agglomerazione serve un miliardo di Euro, mentre la Legge di bilancio mette a disposizione trecentomila euro per tutto il Paese. Il pronostico del derby tra capitale opportunistico e capitale pubblico si profila, un’altra volta, impietoso. L’attuale strategia pubblica è perdente su tutti i fronti.

E se invece volessimo contrastare il capitale opportunistico con capitale ESG ? questa è la nostra proposta: dirottare fondi istituzionali  - di previdenza, pensionistici ed assicurativi - e risparmio gestito verso capitali ESG da impiegare per la realizzazione del “nostro” PUMS e dei PUMS delle altre città metropolitane, ed anche dei PUMS delle tante città di fatto presenti nel Paese come figlie non riconosciute, perché non volute, di uno Stato che non è stato capace d’immaginare per tempo una strategia per le città.

Il capitale ESG ha una peculiarità: deve essere impiegato obbligatoriamente soprattutto in quei progetti, come recita la legge di bilancio  “per la riduzione della marginalizzazione e del degrado sociale e miglioramento della qualità del decoro urbano e del tessuto sociale ed ambientale”.

E non ha un limite precostituito, come una Legge di Bilancio fiaccata da un debito iperbolico frutto di decenni di scelte sbagliate.

Lo strumento, il modo per indirizzare il capitale ESG verso uno scopo, c’è: si tratta dell’ OICR (Organismo d’Investimento Collettivo del Risparmio) ESG (environmental, social & governance).

È  un prodotto finanziario oggi tra i più richiesti, perché a mano a mano che i vecchi lasciano il posto ai giovani, il “sentiment” degli investitori/risparmiatori è sempre più orientato alla sostenibilità ambientale e sociale delle scelte d’investimento. 

Quando si sottopone un OICR ESG agli investitori è necessario descrivere nel KIID (Key Investor Information Document) quali obiettivi esso intende raggiungere. E la CONSOB deve controllare, per effetto del regolamento europeo SFDR, se li ha raggiunti oppure no, sulla base di dati oggettivamente verificabili.

I Comuni possono apportare nell’OICR, in cambio di quote, quei parcheggi oggi inutili a cui ho precedentemente accennato e poi l’OICR può raccogliere sul mercato il denaro necessario – tutto il denaro necessario -  per trasformarli in ciò che i cittadini delle “periferie” ritengono che serva loro per dirsi cittadini a tutti gli effetti (come quelli di Porta Nuova o City Life, per intenderci). 

Certo, quei capitali raccolti sul mercato, per quanto ESG, devono essere remunerati, ma tale remunerazione, nel caso in oggetto – lo abbiamo verificato - è molte volte inferiore al risparmio in spesa corrente che essi consentirebbero: 5,52 milioni di canoni di disponibilità a carico dei comuni e 6,16 milioni di canoni di disponibilità a carico del sistema sanitario, per complessivi 11,68 milioni, a fronte di un risparmio di 698 milioni di euro/anno a vantaggio del sistema sanitario, per effetto del miglioramento della qualità dell’aria che gli investimenti consentirebbero. Qualità dell’aria oggi, in Lombardia, quasi irrespirabile. 

E allora perché non si fa? Perché le parti in questione non si parlano e a volte non si conoscono: Comuni, Sgr, Consob, istituti di ricerca che dovrebbero fornire alla Consob, ma non lo sanno, quei dati oggettivamente verificabili per controllare se gli OICR ESG abbiano o meno raggiunto gli obiettivi che si propongono.

E poi c’è il Governo che non ha affrontato il tema della tutela del risparmio degli Italiani: di quei 1700 miliardi di euro (6,5 volte il PNRR) sui conti correnti che, con l’inflazione, perderanno inesorabilmente buona parte del loro valore e che invece potrebbero essere proficuamente investiti in quei progetti di rigenerazione territoriale di cui il Paese ha assolutamente bisogno per uscire dal pantano in cui si trova.

Questo è e sarà il compito che AUDIS perseguirà con tenacia: far parlare chi non si parla, far conoscere chi non si conosce e chiedere al prossimo Governo del Paese che dia un’occhiata al documento consegnato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri nel Gennaio scorso, ribadendo che non si tratta di un’esercitazione teorica, ma forse di una soluzione per il Paese.


27/09/2022
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