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Il futuro della rigenerazione urbana ha un cuore antico? 

Il futuro della rigenerazione urbana ha un cuore antico? 

di Rosario Manzo

Si è discusso e si discute molto (troppo!) di rigenerazione urbana, come leggo spesso nel sito di AUDIS.  Il tema è oggetto di un noto DDL che per ora non vedrà la luce, a causa della caduta del Governo. L’ultima versione di questo DDL è il risultato non solo di un ampio compromesso tra le forze politiche ma anche della sintesi elaborata dal MIMS per cercare di rendere un po' più coerenti le previsioni divergenti e contraddittorie che la “somma” delle ipotesi aveva realizzato. Non entro nel merito dei temi anche perché le posizioni su questa ipotesi di legge sono molto diverse; da quella – peraltro in parte della ex compagine governativa – che “almeno si è ripresa la discussione, anche se la legge forse non avrà una conclusione” (l’importante è partecipare?) a quella, condivisibile, che ritiene non vi sia un reale bisogno di nuove norme, perché gli strumenti e le potenzialità di intervento sulla città edificata ci sono tutti e occorre, piuttosto, costruire una Governance che aiuti gli Enti territoriali e le Autonomie locali a rendere le città più belle, eque, vivibili e sostenibili. Di fatto, è probabile che, dopo l’insediamento del nuovo Governo, il testo del DDL verrà ripresentato, tal quale, per riprendere la discussione semplicemente da dove era stata interrotta. 

Sono passati 80 anni dall’approvazione, il 17 agosto, della legge 1150, ancora vigente e - insieme al DM 1444/68 - assunti ancora oggi a parametro di verifica di Costituzionalità delle leggi regionali ormai molto lontane da quei tempi. Ma la definizione di un approccio omogeneo sulle Politiche urbane a livello nazionale con alcuni fondamentali condivisi tra le Amministrazioni centrali, Regionali e locali è quanto mai necessaria. Un’Agenda urbana? Una legge di principi fondamentali? Uno o più Piani città o Piani – qualcosa? Oppure […] alcune essenziali ed incisive norme di immediata operatività, atte ad affrettare la formazione dei piani, ad eliminare nei piani e nei regolamenti le più gravi storture? (La citazione è estratta dalla Relazione conclusiva al Ministro dei lavori pubblici della Commissione di indagine presieduta da Michele Martuscelli sulla frana di Agrigento del 19 luglio 1966). Bei dilemmi, visti gli innumerevoli tentativi di riforma urbanistica a partire dagli anni ‘60, di proposte di legge di principi fondamentali sul governo del territorio post-riforma costituzionale del 2001, di proposte di legge per il contrasto al consumo di suolo (a mio parere un po' ragionieristiche e non che mi sembra affrontino, con decisione, il tema dei veri o presunti “diritti” edificatori acquisti i quali hanno già opzionato il consumo di suolo almeno per il prossimo decennio) e, infine, sulla rigenerazione urbana. Preciso subito che la mia posizione, condivisa da qualcuno, è che la “rigenerazione urbana” non sia una materia e in quanto tale non completamente regolamentabile, ma è una espressione delle Politiche urbane, ambientali, sociali, culturali, territoriali, economiche e delle infrastrutture materiali e immateriali, integrate alla mobilità urbana ed extraurbana perseguite dal decisore politico e condivise con la collettività. Non ho usato i termini “strumento” o “strategia” per cercare di non essere frainteso nel gioco alla “Alice nel paese delle meraviglie” su cosa “non è” la rigenerazione urbana. 

Negli ultimi due anni l’ANCE ha promosso un percorso per definire il decalogo della rigenerazione urbana, reperibile nel loro sito istituzionale e come conclusione del dibattito ha organizzato un convegno a Parma il 12 e il 13 maggio scorso a cui ho partecipato in uno dei tavoli tecnici preliminari. Durante il convegno ho avuto modo di ascoltare una sperimentazione su un caso studio a Parma, svolta dal Dipartimento di Ingegneria e Architettura dell’Università degli Studi di Parma e coordinata dal Prof. Paolo Giandebiaggi.  Durante l’esposizione, più ascoltavo la metodologia e i passaggi concettuali e più mi sembrava di sentire un aggiornamento degli articoli da 27 a 32 della legge n.457/78, figlia dei circa dieci anni di dibattito precedente, compreso il convegno ANCSA del 1971. Ma una “semplice” revisione di una norma antica non sarebbe sufficiente, oggi sembra necessario non solo adeguarla alla complessità della società attuale il processo di rigenerazione urbana, ma anche creare le condizioni per sperimentarne l’attuazione, esercitando le funzioni sussidiarie dello Stato contenute negli articoli 118 e 119 della Costituzione. Una ipotesi decisamente interessante di verificare una nuova modalità di legiferare, specie se associata ad un sistema istituzionale di supporto e accompagnamento all’attuazione della normativa, che impegni le Amministrazioni e le tecno-strutture (CDP, InvItalia, Mediocredito) come sta avvenendo per il PNRR e proponga una norma definitiva strutturale e a regime, frutto dell’esperienza concreta e operativa. In altri termini, un pensiero alternativo a quello che si è consolidato negli ultimi anni e che ha trovato la sua materializzazione nel DDL sulla rigenerazione urbana, come norma risolutrice e salvifica del degrado fisico e del disagio sociale e materiale dei cittadini. Per inciso, appare evidente come sia errato pensare che l’approvazione di una legge risolva magicamente un problema, specie se questo è il risultato di decenni di trasformazione sociale, di fabbisogni non soddisfatti, di promesse e previsioni mancate e di interventi mai realizzati. Appare più concreto e serio affermare che l’approvazione di una legge – in questo caso, sulla rigenerazione urbana – può essere l’inizio di un percorso istituzionale e non, per cercare le modalità con le quali  risolvere i problemi e comprendere le dimensioni economiche e sociali del degrado e del disagio cercando di avere una risposta proporzionale e adeguata, avendo cura di capitalizzare le soluzioni e le criticità, riportandole a sintesi ed aggiornando la normativa, in un processo iterativo che potrebbe non aver mai fine. Ma questo presuppone l’esistenza di un “punto” di riferimento intelligente e autorevole che se ne occupi a regime, dotato delle necessarie risorse e capacità di intervento a livello nazionale. 

Da questi pensieri, mi è venuta l’idea che, forse, invece di “grandi riforme urbanistiche epocali” sarebbe stato più utile per la rigenerazione urbana un aggiornamento, dopo 44 anni di onorata carriera, dei Piani di recupero, con qualche elemento di integrazione pluridisciplinare e qualche implementazione più adeguata alla situazione attuale; una norma disponibile alla sperimentazione, al dibattito critico e alla sua implementazione. Ho coinvolto Tommaso dal Bosco, che mi ha consentito di proporre questa idea tramite AUDIS, all’interno di un ragionamento più compiuto e complesso sulla condivisione, più ampia possibile, di indicazioni e raccomandazioni per progetti e piani di rigenerazione, per arrivare a definire un documento di “policy” dell’associazione sulla rigenerazione urbana sul quale far convergere questo pensiero alternativo. 

In sintesi, si tratta di non percorrere una rifondazione completa della materia ma di capitalizzare l’esperienza consolidata sulla rigenerazione urbana; in particolare, quella che a partire dai piani di recupero edilizio, prima con quanto anticipato nel “Libro bianco della casa” del 1980 del Segretariato generale del CER e poi attraverso le due leggi regionali del Piemonte e della Lombardia hanno aperto la lunga stagione di confronto (e scontro fertile) istituzionale, culturale, professionale e associativo sui programmi integrati e complessi. In questa logica, ho preparato una versione 2.0 degli articoli da 27 a 32 della legge n. 457/78, con l’introduzione del “Piano di Rigenerazione Urbana Integrata” come strumento per l’attuazione di una  Politica d’intervento per le zone oggetto di degrado sociale, ambientale, economico ed edilizio accompagnata da una relazione tecnica normativa di supporto, ho condiviso il testo con autorevoli esperti di AUDIS collazionando i diversi utili contributi, in particolare da parte di Roberto Nastri in merito all’utilizzo del PPP anche tramite OICR applicato ad interventi complessi e lo abbiamo messo a disposizione di AUDIS  per costituire una sorta di “innesco” della discussione e il confronto sulla policy della rigenerazione urbana. La proposta di legge è consultabile e commentabile nel sito AUDIS e, in attesa che siano più chiari gli scenari politici, vediamo quale sarà il riscontro nel corso della discussione che si aprirà. Chi sa se “Nelle more di una riforma organica del Governo del territorio …” dizione spesso utilizzata dal Legislatore quando, vista l’inconcludenza delle forze politiche, ha la necessità di introdurre […] alcune essenziali ed incisive norme di immediata operatività, si potesse avere una normativa di riferimento nazionale, utilizzabile da subito, omogena, flessibile e al passo dei tempi? 

Qui il testo della nostra proposta di revisione della Legge 457
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27/09/2022
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