RemTech Expo è l’Hub tecnologico ambientale specializzato sui temi del risanamento, della rigenerazione e dello sviluppo sostenibile dei territori. Quella andata in scena a Ferrara tra il 18 e il 20 settembre è stata la diciottesima edizione, premiata da numeri davvero significativi: 12.500 visitatori complessivi (+25% rispetto all’anno scorso), oltre 200 eventi con 500 esperti intervenuti, 370 brand espositor disposti su uno spazio di 14mila metri quadrati. Al di là dei numeri, ciò che attesta la dimensione raggiunta da Rem Tech è data dall’attenzione che le istituzioni e i grandi players dell’economia italiana rivolgono all’evento, riconosciuto per la seconda volta anche con la medaglia d’oro del Presidente della Repubblica. Dieci i segmenti di cui si compone Rem Tech, ognuno dei quali dedicato ad un tema specifico, dalla bonifica dei siti inquinati alla tutela delle coste, dal dissesto idrogeologico ai cambiamenti climatici, e così via fino a Rigeneracity, il segmento dedicato alla rigenerazione urbana. Gli eventi e le tematiche portate avanti in questo ambito sono espressione del lavoro di un comitato scientifico composto da 30 esperti della materia (tra cui figura anche il Presidente di Audis Tommaso Dal Bosco) e coordinato da Michele Munafò (dirigente Ispra) e Marco Mari. Con quest’ultimo, sustainability&policy advisor, consulente strategico in materia di sviluppo sostenibile per enti pubblici e imprese, già presidente di Gbc Italia, abbiamo tracciato un bilancio relativo al segmento Rigeneracity di Rem Tech.
Quali sono stati i contenuti di questa edizione?
«L’ambito Rigeneracity ha prodotto un programma di ben 7 eventi. La prima giornata si è aperta con il panel sui luoghi di produzione e i siti estrattivi dismessi, organizzato in collaborazione con Aipai, che ha visto la partecipazione di diversi soggetti, tra cui Legambiente. Nel pomeriggio con Francesca Zaccagnini dell’Ance ed altri ospiti si è invece parlato degli impatti auspicati che una nuova legge sulla rigenerazione urbana potrebbe avere nelle città. Il secondo giorno, 19 settembre, abbiamo aperto con un convegno sulle sfide legate all’urbanizzazione e ai cambiamenti climatici, in collaborazione con GeoSismica e Agenzia del Demanio. A seguire sono state presentate una serie di buone pratiche di rigenerazione messe in campo dalla Regione Emilia Romagna con un importante investimento di circa 22 milioni di euro complessivi in infrastrutture verdi e blu. Sappiamo quanto urgente sia il tema della tutela del territorio e delle infrastrutture ecologiche, non a caso proprio questo evento è stato reso difficoltoso dalle piogge forti cadute in quei giorni sull’Emilia e alcuni relatori non sono riusciti ad essere presenti di persona. L’ultimo giorno, partendo da un position paper di Adiconsum, abbiamo raccontato i desideri e le aspettative dei cittadini in tema di rigenerazione del patrimonio immobiliare alla luce della nuova direttiva europea sulle Case Green, un tema che come prevedibile ha generato una discussione molto approfondita, partecipata e interessante. Poi abbiamo parlato di Città rigenerative e di strategie di adattamento e mitigazione climatica. L’ultimo appuntamento ha riguardato gli ESG e dunque i protocolli energetico-ambientali per ridefinire gli sviluppi futuri delle città».
Tanti spunti interessanti e sicuramente tanti motivi di soddisfazione per voi.
«Eravamo consapevoli che questa edizione dovesse essere quella della piena maturità, non a caso era la diciottesima. In questi ultimi anni Rem Tech sta crescendo e ogni anno sentiamo la responsabilità di dover consolidare i risultati e alzare il livello qualitativo della discussione. Siamo soddisfatti perché stiamo raccontando a tutti gli effetti un processo in atto. E ancora più soddisfatti perché nei nostri eventi presentiamo casi reali, assunzioni concrete di impegni. È ciò che serve ed è in fondo ciò che ci chiede l’Europa. Di fronte a qualsiasi problema o criticità, non si può ogni volta reinventare l’acqua calda. Ciò di cui parliamo sono strumenti e metodi efficaci, che danno risultati misurabili, governabili e poi ripetibili in altri contesti. Quando parliamo di accountability, che è ben più di una rendicontazione, parliamo di linee guida, strumenti di misura, verifica, certificazione dei risultati».
La sensazione che si respira a Rem Tech è anche quella di una community che si ritrova per ragionare insieme.
«Esistono ambiti ben separati, ma è naturale che ci sia un forte scambio, sia negli appuntamenti del programma ufficiale che nei tanti eventi di networking che vengono organizzati la sera in vari luoghi della città. Si respira sicuramente un bel clima di collaborazione e l’intesa tra le varie aree tematiche è forte. Del resto in questi campi è fondamentale avere sempre un approccio olistico e mai monodimensionale. La sfida principale del nostro comitato scientifico è quella di accettare la complessità».
È gia tempo di pensare all’edizione 2025?
«Dopo un periodo di necessario riposo, sarà premura dei coordinatori convocare il comitato scientifico che, ricordiamolo, non è un soggetto immutabile, bensì può rinnovarsi e arricchirsi di nuovi elementi, sempre andando a pescare nei vari ambiti delle professioni, dell’Università, della pubblica amministrazione. Valuteremo insieme quelli che sono i temi più urgenti e i soggetti con cui affrontarli. L’obiettivo, come sempre, sarà quello di costruire eventi in cui sia possibile condividere valore».