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Incubatori di Rigenerazione Urbana, il Municipio III di Roma sperimenta il cambiamento

Incubatori di Rigenerazione Urbana, il Municipio III di Roma sperimenta il cambiamento

di Biancamaria Rizzo (Assessora all’Urbanistica e Rigenerazione Urbana - Municipio III Roma)
La rigenerazione urbana, più che una semplice riqualificazione di edifici e spazi urbani, dovrebbe essere intesa come strategia complessa, finalizzata ad attivare processi virtuosi di carattere urbanistico, sociale, economico e culturale. Nel perseguimento di tale obiettivo, molteplici possono essere gli strumenti, tra i quali una formidabile efficacia va attribuita al riuso degli edifici dismessi. Questi ultimi, da vere e proprie fonti di degrado possono trasformarsi in incubatori di qualità, i cui effetti rigenerativi si allargano progressivamente dall’intorno più prossimo al contesto urbano più esteso. 

Da tali presupposti è partito il Progetto Incubatori di Rigenerazione Urbana, creato e avviato dall’Assessorato all’Urbanistica del Municipio III, col fine di catalogare gli edifici dismessi pubblici e privati, e avviare un riuso degli stessi, supportato da un processo partecipativo che ne certificasse l’aderenza ai bisogni dei cittadini.
Il Municipio III, situato nell'area Nord-Est di Roma, è il sesto per estensione con i suoi 98,03 kmq e conta una popolazione di 205.019 abitanti, superiore a quella di una città di medie dimensioni come Parma. Si tratta di una realtà complessa da governare ma interessante anche in merito al coacervo di tessuti urbani, diversi uno dall’altro, che rendono il territorio municipale un variegato campo di sperimentazione, in cui è necessario attuare politiche di rigenerazione diversificate e attinenti alle specifiche istanze sociali dei vari contesti.
La prima fase del progetto è consistita nell’individuazione degli edifici dismessi presenti sul territorio municipale, aggiornando attraverso il rilievo diretto i dati desunti dalla Carta della Città Pubblica e dalla Carta dei Valori Municipali. Contestualmente è stata avviata la georeferenziazione di tali edifici sulla Carta Tecnica Regionale, completata con i perimetri delle 13 Zone Urbanistiche del municipio, ognuna caratterizzata da un Indice di Vulnerabilità Sociale e Materiale (IVSM), indicatore finalizzato a valutarne la fragilità socioeconomica e culturale. 
Alla localizzazione è seguita la catalogazione degli edifici dismessi rilevati, per ciascuno dei quali è stata compilata una scheda contenente i dati di base sullo stato di fatto, vale a dire: localizzazione, zona urbanistica, destinazione d’uso dismessa, soggetto titolare della proprietà, livello di degrado strutturale, dati catastali e allegati (CTR e stralcio PRG). La fase ricognitiva finora ha permesso di catalogare 22 edifici dismessi (ex scuole, ex cinema, edifici industriali, ecc.), dato in costante aggiornamento, di pari passo all’implementazione del processo, che va a popolare un vero e proprio database.


Fig. 2 - Secondo incontro partecipativo

Delineata una, sia pur parziale, panoramica sull’esistenza di edifici dismessi nel territorio municipale, è stata attivata la condivisione con i cittadini, a partire da un primo incontro pubblico, nel corso del quale sono state raccolte le adesioni a rivestire il ruolo di stakeholder nel processo partecipativo in fase di avvio. La partecipazione è fondamentale, a nostro avviso, laddove nel proporre la rifunzionalizzazione di un bene dismesso ci si voglia attenere alle reali necessità dei cittadini i quali, a buon diritto, devono essere chiamati come parte attiva e propositiva, in affiancamento all’Amministrazione. 
L’individuazione degli stakeholder è stata una fase fondamentale del progetto e l’invito a partecipare, oltre che a tutti i cittadini interessati, è stato esteso ad associazioni, imprese e comitati di quartiere suddividendo, funzionalmente allo svolgimento degli incontri, il territorio municipale in tre grandi fasce urbane, ciascuna comprensiva di più zone urbanistiche definite rispettivamente come: Città storica/città consolidata, Città consolidata/periferia compatta e Periferia compatta/periferia diffusa.


Fig. 3 – Scheda di partecipazione
 

Preliminarmente allo svolgimento dei tre incontri partecipativi per discutere il riuso degli edifici dismessi di ciascuna delle tre fasce urbane individuate, sono state inviate agli stakeholder le schede da compilare, relative ad ognuno degli edifici interessati. Il format delle schede di partecipazione chiedeva di inserire la proposta di riuso, eventuali best practice di riferimento, eventuali canali di finanziamento e di evidenziare, tra quelli indicati, i processi rigenerativi attivabili. Il tentativo era, dunque, di attivare una partecipazione costruttiva e ragionata che, alla semplice esplicitazione di un bisogno, affiancasse la proposta di possibili soluzioni concrete.
La partecipazione agli incontri (documentata e condivisa attraverso i Quaderni di Partecipazione) è andata oltre le più rosee aspettative, consentendo all’Amministrazione di instaurare un rapporto fiduciario con cittadini e, cosa ancora più importante, attivando “reti” trasversali tra gli stakeholder, utili ad aumentare l’attitudine al confronto, alla gestione condivisa e alla co-progettazione. 
E’ soprattutto, alle associazioni che va riconosciuta la capacità progettuale più “matura”, probabilmente perché già testata attraverso la partecipazione a bandi necessaria a finanziarsi le attività, ed è importante il ruolo formativo che le stesse stanno svolgendo nei confronti degli altri soggetti, attraverso la condivisione delle proprie competenze. 
Tanti e diversi sono i bisogni emersi, molti dei quali indirizzati all’ottenimento di spazi di aggregazione, co-working, attività culturali, formative e laboratoriali. Di fatto, applicare il concetto di multifunzionalità e riuscire nel non facile compito di integrare più attività, con utenti e tempistiche differenti, può rivelarsi una strategia di rigenerazione complessa ma, a nostro avviso, efficace a ripopolare i luoghi abbandonati, rendendoli nuovamente vitali e, per ciò stesso, più sicuri.

Nel processo, la raccolta delle diverse istanze di riuso avanzate dai cittadini è funzionale a rafforzare e accreditare il ruolo di mediazione che l’Amministrazione può assumere in caso di beni privati, cercando di pilotarne il riuso quanto più possibile verso il rispetto delle esigenze manifestate dalla collettività.
Diverso è il caso di riuso dei beni pubblici, in cui compito del Municipio è garantire una regia e facilitare un processo condiviso con tutti i soggetti interessati che, attraverso l’istituzione di “tavoli di confronto”, punti a far convivere funzioni ed esigenze diverse, senza snaturare l’identità formale e architettonica del bene. 


Fig. 4 – Presentazione della piattaforma on line
 

A tal proposito, va sottolineata l’importanza di avere, dopo un lungo tempo di gestazione, un riferimento istituzionale certo per attivare nuove forme di gestione condivisa, come i patti di collaborazione, nel Regolamento per l’amministrazione condivisa dei beni comuni materiali e immateriali di Roma Capitale’, di cui il Comune si è da poco dotato. Ultimo ma non meno importante passaggio, volto a rendere strutturale il processo attivato dal Municipio III con il progetto “Incubatori di Rigenerazione Urbana”, dopo un anno di lavoro, è la costruzione di una piattaforma “dedicata” sul Sito Web di Roma Capitale, attraverso cui è possibile ai cittadini proporre un riuso, segnalare un bene dismesso e consultare tutti i materiali finora raccolti ed elaborati.


29/04/2024
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