di Federico Della Puppa, Smart Land
Qual è il futuro delle nostre città? E qual è il futuro di una città come Trieste? Se osserviamo le dinamiche che hanno interessato le città in questi anni, e se analizziamo a fondo le dinamiche di Trieste, emergono alcuni elementi di riflessione che ci fanno comprendere come non possiamo parlare, se non in termini molto generali, di trend comuni, perché il dato vero, e incontrovertibile, è che ogni città fa storia a sé.
A tale scopo il Comune di Trieste nel 2023, con il supporto di Smart Land ha istituito l’Osservatorio Rigenerazione Urbana e Politiche Abitative (RUPA), uno strumento analitico approfondito sulla realtà urbana di Trieste e sulle dinamiche in atto, quale strumento a supporto delle decisioni, al fine di conoscere, approfondire e riflettere sui temi che caratterizzano la città e che hanno per loro natura una proiezione verso il futuro. L’Osservatorio affronta temi legati agli aspetti sociali, economici e urbanistici di Trieste, e che necessitano di essere governati attraverso politiche di settore, da una parte, e da strumenti di pianificazione territoriale e urbanistica, dall’altra.
Trieste, rispetto alle altre città medie italiane, evidenzia condizioni che la mettono su un piano diverso, sia per alcune sue caratteristiche fisiche e territoriali (città di mare, città portuale, città di frontiera, città universitaria, città storica) ma soprattutto per i fenomeni che la stanno attraversando e che raccontano di una città che, al netto dei megatrend generali nazionali di denatalità, ha sue dinamiche specifiche. Talmente specifiche che all’interno di esse si possono trovare alcuni spunti positivi per disegnare il futuro della città e ipotizzare gli scenari verso i quali, attraverso adeguate politiche, sarà possibile orientare lo sviluppo, governandolo in modo tale da incrementare la qualità urbana e dei servizi e offrire nuove opportunità di insediamento, residenziale e non, ai nuovi cittadini e alle imprese.
Trieste è una città attrattiva. Lo è per le giovani generazioni che qui vengono a studiare, lo è per i ricercatori che dopo aver concluso il proprio iter di studi qui si fermano trovando lavoro nei centri di alta ricerca scientifica e tecnologica. Ma lo è anche per chi, “espulso” economicamente (giovani coppie, nuove famiglie) e che in passato non ha trovato opportunità di residenzialità dal punto di vista dell’offerta immobiliare, oggi ritorna ad abitarci. E lo è per tutto il sistema produttivo e dei servizi che è in grado di trovare qui occasioni di insediamento e consolidamento delle proprie attività, grazie al ruolo che la città ha nello scenario complessivo, non solo regionale, ma nazionale e internazionale.
Non dimentichiamo che Trieste è una città che rappresenta un nodo centrale del sistema mitteleuropeo, una “città ponte” non solo perché città di confine, ma soprattutto per il suo essere da sempre città multiculturale. E questa multiculturalità, e la sua capacità nella storia di gestirla, forse è anche uno degli aspetti per i quali Trieste è una città che esprime la sua attuale capacità attrattiva. Trieste inoltre è anche una città giovane, che ringiovanisce e che ringiovanirà se saprà continuare a investire sui temi che oggi le sono propri, la formazione universitaria in particolare, e su quelli che deve far propri, primo fra tutti quello della rigenerazione urbana.
Trieste in questo ambito ha delle opportunità uniche per una città delle sue dimensioni e la prima di queste opportunità si chiama Porto Vecchio, anzi Porto Vivo, un cambio di nome non è un’operazione banale, ma rappresenta un elemento di riconfigurazione identitaria, in questo caso di un luogo “vecchio” e abbandonato che, in piena attuazione di principi di economia circolare, torna ad essere un luogo vivo, utilizzato. La sfida per la città di Trieste tuttavia non è solo quella di riqualificare e riutilizzare un’area estremamente ampia e strategicamente posizionata nel centro della città e in una sua ampia porzione di affaccio al mare, ma di riflettere su cosa significa effettivamente fare “rigenerazione urbana” oggi.
Perché se grazie all’Osservatorio RUPA è possibile oggi avere a disposizione dati e informazioni utili per il supporto alle decisioni, con un dettaglio molto approfondito, manca invece un adeguato e approfondito concetto, con tutte le sue declinazioni, relativamente alla questione della rigenerazione urbana. Esaurita la fase storica dei vecchi e grandi interventi promossi dall’Unione europea e accompagnati da altri programmi straordinari del Ministero delle Infrastrutture -dai programmi Urban ai Prusst per fare un esempio- la rigenerazione urbana in Italia si è risolta e si sta risolvendo oggi in declinazioni che tutto contengono per non contenere nulla. Si riqualifica una piazza e la si chiama rigenerazione urbana, si pedonalizza una strada e la si chiama rigenerazione urbana, si sistemano i marciapiedi e li si chiama rigenerazione urbana. La verità è che stiamo banalizzando un’attività che proprio a partire dall’etimologia della stessa parola, rigenerazione, dovrebbe farci riflettere.
La rigenerazione urbana è un tema molto discusso e diffuso, oltre che nominato nei diversi strumenti di pianificazione, ma che tuttavia ad oggi manca di un’analisi approfondita sul suo vero significato e su ciò che concretamente rappresenta, ovvero quali ricadute e benefici deve mettere in campo, attraverso quali strumenti e modalità deve attuarsi, anche in base agli elementi in gioco (localizzazione dell’intervento, soggetti coinvolti e coinvolgibili, ecc). Tale aspetto porta molto spesso a definire “rigenerazione urbana” operazioni di semplice riqualificazione edilizia senza un vero nesso con azioni di beneficio pubblico per la città. Inoltre troppo spesso le operazioni di rigenerazione urbana vengono attuate attraverso strumenti derogativi e non di tipo pianificatorio, dunque senza una visione generale e complessiva del miglioramento della città.
In questo contesto, a Trieste l’istituzione dell’Osservatorio RUPA nasce e si affianca al processo di pianificazione in corso che riguarda la Variante di conformazione del Piano Regolatore Generale Comunale (PRGC) al Piano Paesaggistico Regionale (PPR), un percorso all’interno del quale uno dei temi centrali definiti dalle Direttive per la redazione della Variante è il tema della “rigenerazione urbana”.
Per tale motivo, dopo aver concentrato nel primo anno di attività l’attenzione dell’Osservatorio sulla costruzione delle basi informative e conoscitive relative alla conoscenza delle dinamiche in atto e delle tendenze di Trieste (i cui esiti sono condensati nel primo Quaderno dell’Osservatorio RUPA, in questo secondo anno si entra approfonditamente nel merito del tema della rigenerazione urbana, andando a delineare e dare risposta, attraverso il coinvolgimento dei principali stakeholder attivi in città, i seguenti aspetti:
- definizione di rigenerazione urbana: secondo la legge regionale del Friuli Venezia Giulia la rigenerazione urbana è un aspetto in capo ai Comuni; l’idea è giungere ad una definizione di rigenerazione urbana che evidenzi le finalità che deve perseguire, con le relative ricadute e benefici non solo di tipo urbanistico, ma anche e soprattutto di carattere sociale ed economico, al fine di limitare l’utilizzazione del termine in senso generico e spesso fuori contesto, come ad esempio nel caso di azioni di mera riqualificazione edilizia che nulla hanno a che vedere con interventi di vera rigenerazione urbana ma che possono beneficiare delle deroghe che essa consente;
- procedure alla base della rigenerazione urbana: nella pratica molto spesso oggi si tende a procedere per interventi singoli legati a deroghe, mentre in un tema così complesso entrano in gioco molteplici aspetti che dovrebbero essere inseriti in un processo pianificatorio sistemico. Tale aspetto risulta centrale per consentire di valutare se e quali sono le ricadute dell’intervento di rigenerazione urbana sulla città, ovvero quali impatti mette in campo. Il permanere in una modalità attuativa in deroga impone una forte attenzione alle finalità dell’intervento e alla capacità di dare risposta ai bisogni della città e delle sue componenti, sociali ed economiche;
- caratteristiche della rigenerazione urbana in base alla localizzazione degli interventi: si tratta di un aspetto centrale in quanto la legge regionale non esclude nessun ambito dal “fare rigenerazione urbana” e risulta pertanto necessario delineare le regole e le finalità anche in base al contesto nella quale viene attuata (ad esempio, in centro storico mantenimento della qualità e dell’identità, in periferia possibilità di ridisegnarne l’immagine);
- definizione delle tipologie di degrado: tra gli obiettivi della rigenerazione urbana entra con forza la capacità dell’intervento di dare nuova vita ad ambiti degradati della città. La definizione degli ambiti di degrado è competenza del Comune e risulta pertanto utile un confronto con gli attori del territorio per definirne le diverse tipologie. Ad oggi si individuano tre tipologie di degrado: degrado paesaggistico, degrado edilizio e degrado urbanistico. In quale misura integrare e tener conto del degrado sociale?
- soggetti da coinvolgere e modalità: quali sono i ruoli del Comune e della Regione nella rigenerazione urbana, quale il ruolo del privato, quali le modalità di interazione tra pubblico e privato e il bilanciamento nel dare/avere, mediante l’individuazione degli strumenti più pertinenti?
- criteri applicativi e modalità operative: per l’attuazione degli interventi di rigenerazione urbana i criteri applicativi e le modalità operative cambiano in base agli attori coinvolti, alla conformazione delle proprietà nelle quali insiste l’intervento ecc. Vanno delineati gli attuali limiti nel fare rigenerazione (strumenti attualmente presenti) e le possibilità future, attraverso l’analisi di strumenti che pianificano la rigenerazione e che ne facilitano le operazioni.

Per affrontare questi temi e queste domande e per costruire un compendio informativo, critico e sistemico delle visioni e delle interpretazioni relative al tema della rigenerazione urbana, sia in termini generali che specifici, il Comune di Trieste, nell’ambito dell’Osservatorio RUPA, ha organizzato nella giornata del 20 giugno, una mattinata di discussione e lavoro con i principali stakeholders della città e con chi, interessato al tema, vorrà partecipare, un workshop, con l’obiettivo di costruire una riflessione comune in merito al significato di rigenerazione urbana e alle modalità applicative da mettere in campo.
L’incontro si aprirà con una fase plenaria comune nella quale si delineeranno le principali tematiche, per poi proseguire mediante la costituzione di due tavoli di lavoro: un tavolo “strategico” finalizzato a declinare il concetto di rigenerazione urbana, gli impatti che essa deve generare (quale ruolo il sociale, ad esmepio), le strategie generali che deve mettere in atto e le procedure alla base nel coinvolgimento dei soggetti, tavolo coordinato da Tommaso Dal Bosco, presidente AUDIS, e un tavolo “tecnico” finalizzato ad analizzare gli strumenti e le modalità operative per l’attuazione di progetti di rigenerazione urbana, coordinato dalla prof. Antonella Faggiani, Registered Valuer e assessor RICS e attualmente membro del RICS Italy Regional Advisory Board (RAB).
Gli esiti dei tavoli e le successive riflessioni e integrazioni da parte dei partecipanti costituiranno i materiali di confronto che verranno affrontati in un convegno che si terrà il 21 ottobre a Trieste e costituiranno materiale di base per la redazione del Quaderno numero 2 dell’Osservatorio. Ma oltre a questi temi e a questi obiettivi, c’è un altro elemento che rende il workshop un momento speciale, perché il 21 giugno, esattamente il giorno dopo il convegno, ricorre il quinto anniversario della scomparsa di Marina Dragotto, indimenticata direttice AUDIS, che alla rigenerazione urbana ha dedicato la sua vita e che tra le sue attività aveva anche studiato a fondo il caso di Trieste. È alla sua memoria che dedicheremo il workshop, una memoria ancora viva e che ci ricorda sempre che la domanda che dobbiamo farci, per rispondere al tema della rigenerazione urbana, è “a chi serve la città”.
