Logo AUDIS

L’analisi dei flussi di cassa operativi

L’analisi dei flussi di cassa operativi

Proseguiamo il racconto a puntate del progetto sperimentale sugli Oicr-Esg (qui la prima e qui la seconda puntata), ideato e portato avanti insieme all’Università di Parma e alla Città Metropolitana di Milano. Un lavoro sperimentale, che sta già dando frutti tangibili, su come possano essere trasformati i processi di rigenerazione urbana e su quali strumenti si possa contare per essere attuativi di strategie pubbliche e, allo stesso tempo, concretamente fattibili.

di Roberto Nastri
Un piano urbanistico termina con un budget che comprende gli investimenti pubblici o pubblico–privati necessari –si ritiene- per attuarlo.
Ma siccome tali investimenti fanno capo a poste di bilancio future, vuoi dell’Unione Europea, vuoi dello Stato, vuoi dell’Amministrazione locale –quasi tutte aleatorie– nella realtà si può esser certi che tale piano non sarà, o sarà solo in parte, attuato.
In effetti, per la governance di un dato territorio, non è  interessante conoscere, ammesso che sia possibile, l’elenco degli investimenti pubblici che potranno, forse, confluirvi in un determinato periodo di tempo, quanto invece i flussi di cassa operativi –pubblici e privati– che certamente vi confluiranno.  

A tale riguardo è utile segnalare una questione: compito primario dello Stato –di uno Stato contemporaneo– è erogare servizi ai cittadini, non costruire i beni strumentali necessari per erogarli; ma l’enfasi è , sovente, sul costruire anziché sull’erogare, come se la costruzione di una scuola o di un ospedale, anziché la sua riproduzione nel tempo tramite un adeguato flusso di cassa operativo, fosse lo scopo.
Ciò dà luogo ad un evento paradossale: a volte i cittadini non possono disporre di un servizio, anche essenziale, finché lo Stato non trova i soldi –quasi sempre a debito-  per costruire i beni strumentali che servono per erogare tale servizio, anche nel caso in cui la quota di flusso di cassa operativo necessaria per il canone di tali beni strumentali è irrilevante rispetto al costo del servizio stesso. 
Un esempio: per sviluppare un efficiente servizio di medicina del territorio talune regioni hanno atteso che il PNRR stanziasse le risorse necessarie per costruire le case di Comunità, quando il costo di locazione di una casa di comunità è del tutto irrilevante rispetto al costo di esercizio dei medici già in forza al servizio territoriale e della spesa farmaceutica territoriale. 

Già con la Legge Balduzzi (189/2012) che prevedeva Aggregazioni Funzionali Territoriali (A.F.T.) dei Medici di Medicina Generale (M.M.G.), dei Pediatri di Libera Scelta (P.L.S.) e di Medici Specialisti Ambulatoriali (M.S.A.) a formare Unità Complesse Cure Primarie (U.C.C.P.), si poteva realizzare qualcosa di molto simile alle Case di comunità: il contenuto c’era, mancava la scatola. Ma bisognava attendere che qualcuno finanziasse la “scatola”.
Quanto tale “visione” ottocentesca della spesa pubblica sia costata al nostro Paese in occasione della recente pandemia è noto.

Per concludere, prendendo a riferimento la solita immagine qui riprodotta,  ciò che interessa ai fini della governance territoriale –e dell’impiego degli OICR ESG– è dunque l’analisi dei flussi di cassa operativi (opex) –pubblici e privati–  che confluiscono all’interno dei cerchi neri, rossi e bianchi, per ipotizzare l’impiego di una parte di questi nella locazione delle infrastrutture necessarie per erogare i servizi.
Ad esempio, fatto 1000 un determinato flusso di cassa e fatta 10 la frazione –in questo caso irrilevante- da destinare ai relativi beni strumentali,  so  -e lo so con certezza- che potrò raccogliere nel mercato 100 per realizzare quei beni strumentali, assicurandone la funzionalità nel tempo e la sostituzione quando diventeranno obsoleti. E soprattutto potrò realizzare immediatamente quei beni strumentali senza attendere futuri e aleatori impegni di bilancio.

Tali considerazioni assumono una particolare pregnanza quando la costruzione di un bene strumentale genera un risparmio significativo nell’esercizio di un determinato servizio.
All’inizio della nostra ricerca-azione, combinando varie fonti istituzionali, abbiamo calcolato che poco più di 12 milioni di euro all’anno impiegati in canoni di disponibilità di determinate infrastrutture pubbliche costruite da terzi (per l’auto - contenimento della mobilità e lo shift modale) consentirebbero un abbattimento dei costi sanitari - da emissioni di PM 2,5, PM 10 e ossidi di azoto - di circa 700 milioni di euro/anno ( Cfr. Documento 2, par.1.9), con un avanzo di 688 milioni di euro/anno: un auspicabile “taglio” della spesa pubblica.
Non abbiamo alcuna validazione scientifica delle nostre fonti, per quanto autorevoli, ma il gap tra costi e benefici è talmente rilevante che meriterebbe un approfondimento.

In generale, pensiamo che l’analisi dei flussi di cassa operativi territoriali (opex) possa essere un secondo passo verso la messa a punto di un protocollo che consenta di riprodurre il “nostro" modello. Approfondiremo l’argomento nel prossimo articolo.


29/04/2024
© 2018 AUDIS - Tutti i diritti riservati