di Roberto Nastri
Nel Gennaio 2021, con un finanziamento della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ottenuto sulla base di una congettura ben precisa –che gli OICR ESG potessero servire assai meglio degli investimenti pubblici diretti per la governance del territorio- ha inizio una lunga riflessione sugli squilibri territoriali e sugli strumenti per contrastarli e mitigarli. Riflessione che, inevitabilmente, rimanda al tema della rigenerazione –urbana o territoriale che sia– confuso da molti con quello della sostituzione edilizia che ha una sua rilevanza, ma che nulla ha a che fare, al contrario della rigenerazione, con l’enorme problema delle disuguaglianze che affligge le metropoli contemporanee.
Tre anni di analisi territoriali su Milano, Roma e sulle altre città metropolitane, intrecciate con centinaia d’ipotesi d’investimento rivolte a modificare i rapporti tra un centro “bulimico” e periferie “affamate” (di servizi, ma soprattutto d’identità) hanno messo via via in evidenza peculiarità degli OICR ESG (etici) che non conoscevamo o di cui non eravamo certi.
Tra queste, vogliamo qui rammentare le due, forse, più importanti: la deframmentazione dei processi trasformativi e l’appropriatezza degli investimenti: dove servono, quando servono e nella misura in cui servono.
• La prima peculiarità consiste nella possibilità di concentrare in un unico “paniere”, mediante apporto nello OICR ESG, gli asset pubblici e privati (sostanzialmente aree ed edifici) afferenti ad una determinata trasformazione territoriale di area vasta. Asset attualmente in capo ad organizzazioni diverse, che operano indipendentemente le une dalle altre, con procedure e tempi diversi e con fonti di finanziamento differenti.
• La seconda peculiarità consiste, a determinate condizioni, nella possibilità di raccogliere nel mercato le risorse necessarie per trasformare simultaneamente e rapidamente, potendo disporne, tali asset pubblici e privati in funzione delle necessità espresse dalle comunità locali.
Il lettore converrà che gli investimenti pubblici diretti non sono altrettanto performanti: spesso, dispersivi, intempestivi, inadeguati e inappropriati – non conformi alle priorità dei destinatari (J.Buchanan, G. Tulloch ,1962) - e non di rado inutili per risolvere un dato problema.
Sotto il profilo “politico” inizia a farsi strada la possibilità di una governance cooperativa orizzontale, per cluster di Comuni che condividono lo stesso OICR ESG, in luogo della governance competitiva verticale, implicita nell’attuale percorso delle risorse pubbliche - dall’Unione Europea - a scendere - allo Stato, alle Regioni ed infine ai territorio – e spesso basata sulla competizione, anziché sulla cooperazione tra piccoli Comuni: uno contro l’altro nel concorrere a gare non di rado basate su criteri discutibili.
Il risultato di quanto proponiamo può essere, a Milano, il sistema territoriale isomorfo sotto rappresentato, nel quale una nuova città pubblica diffusa attorno ai “nodi” del ferro – per lo più le attuali stazioni ferroviarie periferiche – mitiga le differenze di servizi tra centro e periferia, e nel quale nuovi luoghi di lavoro condivisi in prossimità delle case dei lavoratori offrono un’alternativa al lavoro a domicilio: smart working certo, ma non nelle cucine di casa, non con strumenti approssimativi e non nel più completo isolamento professionale e sociale.
I “cilindri” verdi e blu - i nuovi luoghi centrali - indicano agglomerazioni di servizi che possono essere suddivisi in 4 cluster principali: della mobilità pubblica e privata; del lavoro; dell’istruzione; della medicina del territorio e della terza età.
Accanto allo spazio di lavoro vicino a casa puoi trovare anche l’asilo nido, il centro diurno anziani, il servizio sanitario ed ogni possibile soluzione di mobilità.
I cerchi neri, rossi e bianchi - in ordine di priorità - indicano l’area di gravitazione di ciascun luogo centrale: chiunque si trovi al loro interno può raggiungere le agglomerazioni di servizi in 15 minuti al massimo, se in bicicletta, o in 5 – 10 minuti – dipende dal traffico – se in automobile.
Ma configurano anche nuove comunità costituite dall’aggregazione di più Comuni, a fronte dell’attuale deterioramento delle relazioni coevolutive tra le popolazioni e la dimensione spaziale in cui esse vivono – deterritorializzazione - prodotto dal cambiamento delle strutture socioeconomiche del territorio che ha interessato Milano, così come ogni altra metropoli, durante il secolo scorso (Ottaviano, De Bonis, 2019). Comunità abbastanza grandi da garantire le economie di scala proprie di servizi complessi e di qualità.
Oggi sappiamo che la nostra congettura è basata su buoni presupposti teorici che trovano riscontro nella pianificazione territoriale di area vasta, ma non abbiamo prove sperimentali che il paradigma sia concretamente attuabile in tempi ragionevoli.
Di questo tratteremo nel prossimo articolo.