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A Bari la terza tappa del Roadshow #Zerobrownfield in collaborazione con ITC-CNR, Enel ed eni

A Bari la terza tappa del Roadshow #Zerobrownfield in collaborazione con ITC-CNR, Enel ed eni

La terza tappa del Roadshow è giunta a Bari il 12 luglio per dialogare insieme a numerosi interlocutori sul tema della dismissione dei grandi impianti industriali e della rigenerazione di quelle ampie porzioni di territorio che lasciano in eredità alle città. Il titolo dell’evento, “Approcci integrati per la valorizzazione di aree contermini, tra rischi reali e percezioni condizionanti”, ha voluto porre l’accento sulla necessaria attenzione che va posta al contesto ambientale, ma anche urbano e socio-economico di cui bisogna tenere conto quando si affronta la rigenerazioni di parti di città così ampie. La tappa si è svolta in collaborazione con l’Istituto per le Tecnologie della Costruzione del CNR e ha visto il coinvolgimento di Enel ed eni, focalizzando l’attenzione sul quartiere Stanic, dove si trovano i siti della ex centrale elettrica e della ex raffineria di proprietà delle due azienda. Si tratta di un’area che va ricucita al tessuto urbano di Bari, ma anche riconfigurata al suo interno, poiché convivono in adiacenza aree industriali dismessi, piccoli fabbricati artigianali e palazzine di edilizia sovvenzionata, che ancora scontano una mancanza di spazi pubblici di qualità e di collegamenti con il resto della città. Vista la scala dell’area considerata, circa 50 ettari per l’area eni e circa 8 per quella Enel, è quindi necessario che la rigenerazione dei siti trovi avvio nella definizione di un processo da attuare, prima di scendere nel dettaglio delle funzioni che sarà possibile insediare e degli strumenti urbanistici che si potranno utilizzare.

L’evento è stato suddiviso in due parti: durante la prima giornata un workshop ristretto di interlocutori ha impostato l’approccio metodologico, ragionando sulla connotazione da dare al percorso di rigenerazione di questi siti, collocandolo all’interno di una matrice formata da quattro concetti estremi, rappresentati da innovazione, tradizione, evoluzione e discontinuità. Una volta definiti i macro-obiettivi a cui tendere, il gruppo ha discusso sulle “tessere” di questo percorso, definendo quali sono i passaggi chiave necessari per arrivare a una soluzione condivisa tra i vari interlocutori e in che ordine vanno affrontati.  

Durante la seconda giornata un incontro pubblico è stata l’occasione per confrontarsi con un numero di interlocutori più ampio, attraverso una tavola rotonda moderata da Marco Marcatili di Nomisma e Igor Villani di Reconnet.

Ha aperto i lavori l'ing. Michele Stella (CNR), seguito dai saluti istituzionali di Giuseppe Longo, vicepresidente del Consiglio Regionale della Puglia, il quale ha dimostrato l’attenzione con cui l’ente regionale si sta confrontando sul tema della rigenerazione urbana. Giuseppe Fumarola, responsabile nazionale del programma Futur-e di enel, ha quindi presentato i tratti salienti di questa iniziativa di carattere “open”, tramite quale l’azienda intende avviare e supportare il processo di riconversione di 23 centrali dismesse disseminate lungo tutta la penisola, di cui una per l’appunto a Bari. Carla Tedesco, Assessore all’Urbanistica della città di Bari, ha sottolineato che le amministrazioni pugliese possono fare affidamento agli strumenti offerti dalla Legge Regionale 21 del 2008 sulla rigenerazione urbana che ha uno stampo piuttosto innovativo, ma che ancora non è stata pienamente applicata dalle amministrazioni locali. L’Assessore ha ribadito l’importanza di confrontarsi con tutti i soggetti interessati a scala locale e non calare i progetti dall’alto, evidenziando inoltre che una soluzione può essere quella di affiancare la pianificazione con la programmazione, con il chiaro intento di individuare risorse pubbliche e private in grado di incentivare alcuni percorsi di rigenerazione ben definiti. Massimo Pinardi di SECI Real Estate ha espresso le difficoltà del settore privato, che ha la necessità di interfacciarsi con una pubblica amministrazione in grado di rappresentare gli interessi della collettività, e quindi di tenere le fila di processi così complessi. Rispetto al ricorrente problema del rapporto tra normativa ambientale e normativa urbanistica, Federico Vanetti dello studio legale Dentons ha confermato che la legislazione ambientale italiana ha un impianto che funziona, ma è soggetta a numerose distorsione nella sua applicazione e nelle prassi portate avanti a seconda del contesto amministrativo specifico.

Stimolati da Marco Marcatili a proporre soluzioni pratiche per sbloccare questa impasse, i partecipanti hanno risposto con proposte diversi. Secondo Giuseppe Fumarola la chiave sta nel pensare fuori dagli schemi e nell’introdurre pratiche realmente innovative. Con queste premesse sarà più facile trovare possibili investitori, anche dall’estero, disposti a scommettere sulla rigenerazione di questi siti. Sandro Olivieri di eni ha sottolineato ancora una volta l’importanza di avere una certezza dei tempi amministrativi, per attrarre gli investimenti, ed eventualmente prevedere percorsi agevolati, senza bisogno di introdurre incentivi, che di solito creano solo distorsioni del mercato. Jean Pierre Davit di Golder Associates ha evidenziato che sarebbe necessario istituire una agenda delle priorità, poiché non possiamo porci l’obiettivo di rigenerare tutti i siti dismessi presenti in Italia. Jean Pierre ha inoltre sostenuto l’utilità che le pubbliche amministrazioni mostrino maggiore attenzione al tema dell’imprenditorialità, come viene fatto in altri paesi, affrontando i problemi ambientali con approccio più pragmatico. Dal lato real estate Massimo Pinardi ha proposto l’istituzione di case della città, ossia spazi in cui la cittadinanza possa confrontarsi sull’idea di città, per individuare una nuova agenda delle priorità del vivere urbano contemporaneo e del futuro. In linea con quanto introdotto da Jean Pierre Davit, Federico Vanetti ha confermato l’utilità di istituire strumenti normativi, apposta, prevedendo ad esempio soluzioni perequative per incentivare la rigenerazione di siti dismessi prioritari a discapito dei cosiddetti “blackfield”, ossia siti che hanno meno possibilità di essere rigenerati.

L’approccio proattivo di tutti i partecipanti ha permesso quindi di individuare alcuni filoni chiave su cui verrà mantenuto aperto un dialogo fattivo per costruire un processo di rigenerazione realmente innovativo, che riesca a restituire alla città di Bari una porzione di territorio così significativa tenendo insieme in una cornice pianificata la disponibilità dei proprietari con le istanze e le capacità del territorio locale.    

Contributo a cura di Emanuele Bobbio 


07/10/2016
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