Sono state di Ilda Curti e Arnaldo Cecchini le prime docenze del corso volto a indagare le premesse e gli impatti sociali della Rigenerazione Urbana.
Ilda Curti, professione “rigeneratrice urbana” ed ex Assessore del Comune di Torino, ha esordito problematizzando il lemma “rigenerazione”. Un termine ambiguo che, proprio per la sua accezione positiva ereditata dalla cultura medica, viene spesso usato per generare consenso, celando, sotto una promessa di cambiamento, la reiterazione di vecchi modelli (interventi solo hardware sulla morfologia della città).
É quindi necessario disambiguare il termine, cominciando a dire che non tutto è rigenerazione urbana ma solo ciò che si cimenta con quel corpo sociale in travaglio che abita la città e con contesti inediti dal punto di vista funzionale, economico e identitario.
Parafrasando “Verso Gerusalemme” del Cardinal Martini ha ricostruito la complessità della città. Connessa con l’esterno e aperta ai city users (12 porte aperte, 3 per ciascun punto cardinale) ma allo stesso tempo con un territorio determinato (è lunga e larga dodici miglia), caratterizzato da una propria morfologia e confini certi di cui si deve tener conto. É plurale (ci sono tutti i popoli della terra) in cui giorno e notte dialogano e vedono protagonisti fruitori diversi e spesso in conflitto.
A questo organismo già di per sé articolato si devono aggiungere le complessità della stratificazione fisica (propria della città di pietra) -fatta di dismissione, vuoti urbani e dalla conseguente necessità di rifunzionalizzarli- e della civitas (la città di carne) -di cui sono cambiati e continuano a cambiare i bisogni e le conseguenti istanze-. Di qui la domanda, sulla quale anche AUDIS si sta interrogando: “come pianifichiamo e rigeneriamo la morfologia della città rigida abitata da una società liquida?”.
La risposta sta in primo luogo nella creazione di un nuovo alfabeto, per pensare, narrare e trasformare i territori della contemporaneità in modo da sviluppare un pensiero collettivo sulle grandi sfide della trasformazione, recuperando una visione umanistica della città.
Un grande compito è affidato alla governance pubblica che ha il dovere di tenere insieme uno sguardo complessivo sulla città, gestendo le relazioni complesse e i rapporti di potere. Per farlo, deve servirsi di una fondamentale cassetta degli attrezzi. Composta in primo luogo da processi inclusivi -non per garantire consenso ma per assicurare l’assunzione di decisioni democratiche e durature- che, per essere rappresentativi ed efficaci, devono essere preceduti da azioni di empowerment che consentano alle diverse comunità che popolano la città di assumere effettivo protagonismo nel cambiamento. Regole, che vanno rinegoziate prendendo atto dei fenomeni, senza tentare di ignorarli ma creando le condizioni per accoglierli e farli convivere. Competenze per l’accesso ai finanziamenti europei e nazionali, indispensabili per dare gambe a progetti economicamente impegnativi (come quelli che hanno consentito la riqualificazione della Casa di quartiere di San Salvario). Capacità di conciliare i tempi lunghi dei processi con le esigenze della politica che a che fare con il consenso, e quindi è giusto che capitalizzi i risultati durante il proprio mandato, ma anche del cittadino che vuole legittimamente vedere risolto il proprio bisogno. Incentivi ai privati per collaborare, come fatto a Torino attraverso piani di recupero obbligatori per edifici in grave situazione di degrado accompagnati da un bando che prevedeva la variazione del contributo a seconda delle situazioni abitative (30% per proprietari-residenti, 20% per proprietari-locatori regolari e 0% per i proprietari con denunce per affitti illegali). Professionalità esterne, per arricchire la base conoscitiva della PA ma non per delegare loro il pensiero altrimenti non è possibile produrre cambiamento.
In chiusura Ilda Curti traccia l’identikit del rigeneratore urbano che necessita di competenze collaborative, di facilitazione e valorizzazione dei saperi esperti e di un linguaggio adattabile in funzione dei diversissimi interlocutori. Infine, conclude provocatoriamente, il rigeneratore urbano deve tendere alla sua inutilità.
Arnaldo Cecchini, professore dell’Università degli Studi di Sassari, si è concentrato sul diritto alla città. Fra i molteplici temi toccati, particolare attenzione è stata posta alla camminabilità, tema molto caro anche ad AUDIS, ovvero alla possibilità di accedere a servizi e dotazioni urbane, spesso negata in quanto ai pedoni viene lasciato l’ultimo posto nella fruizione dei percorsi. Nella gerarchia stradale sono infatti poste in prima linea le automobili. Eppure la camminabilità ha effetti enormi sulla salute, riduce l’inquinamento e produce relazioni. Al fine di misurare il grado di camminabilità delle strade l’Università degli studi di Sassari ha ideato un software denominato Walkability Explorer.
L’incontro si è concluso con l’invito a tutti i partecipanti a prendere parte il 18 e 19 gennaio 2018 al primo incontro nazionale sulla camminabilità a Cagliari.
Contributo a cura di Paola Capriotti
(Pubblicato il 21 dicembre 2017)