L’Ancsa, associazione nazionale centri storico – artistici, ha presentato una fotografia imparziale dei 172 km quadrati che compongono i centri storici italiani (lo 0,6% del territorio italiano) che, ricca di numeri e grafici, fa emergere un quadro assai complesso caratterizzato da comportamenti diversi frutto sia di vocazioni e dinamiche storiche tipiche del nostro Paese, sia di altre emerse, soprattutto negli ultimi venti anni, a seguito di nuovi fenomeni portati dalla globalizzazione e dallo sviluppo delle tecnologie innovative.
Dalla ricerca, pur confermando il carattere fortemente individuale del nostro territorio, emerge tuttavia l’esigenza che sia superata la polverizzazione delle politiche territoriali, che producono eterogeneità delle pratiche e delle azioni che in molti casi mettono a rischio i caratteri distintivi stessi dei nostri centri storici, che costituiscono un asset di sviluppo culturale e sociale oltre che economico.
Dai dati emerge una tendenza alla ricentralizzazione delle città, con un nuovo impulso delle attività produttive e un aumento dell’occupazione nei centri storici superiori alla media nazionale, che tuttavia ha bisogno di regole nuove per evitare “l’effetto Dysneiland” come definito dal ministro Franceschini. Il quale, nel suo intervento, oltre che richiamare i molti provvedimenti varati dal governo per garantire ai sindaci maggiori poteri di governo del territorio, al fine di conferire “verità” agli interventi evitando l’omologazione a scapito dell’originalità dei luoghi, ha preannunciato l’intenzione del governo di varare nuove norme che consentano interventi di rigenerazione del patrimonio privato con il sostegno di fondi pubblici, in considerazione del fatto che la percentuale di tale patrimonio è enormemente superiore a quella del pubblico e in alcuni casi il suo recupero, pur costituendo un interesse pubblico, è gravato da oneri e procedure talmente complessi da renderlo di fatto inattuabile.
La conclusione del dibattito, al termine del quale è stato firmato un protocollo di collaborazione tra Mibact e Ancsa, è stata un’indicazione di lavoro per l’affermazione di una nuova teoria urbana di tipo europeo che abbia come cardini alcune parole chiave come sostenibilità, digitalizzazione, resilienza e apra una nuova stagione di reinvenzione urbana.
I temi trattati nel corso del convegno si sposano per molti aspetti con quelli lanciati da AUDIS nel corso del Convegno Nazionale del 5 dicembre a Milano. Una convergenza non casuale sia per l’evoluzione delle ricerche e delle politiche urbane, sia per il progressivo ritorno a un approccio olistico alla città che non può più essere letta per parti autonome che ne suddividono il territorio in centri, periferie, aree produttive, aree dei servizi ecc. Le città sono organismi complessi il cui governo va ripensato in termini dinamici e fluidi, abbandonando la rigida suddivisione in parti funzionali tipica di una stagione dell’urbanistica fortemente influenzata dalla cultura razionalista.
Da questo punto di vista si apre una nuova stagione anche per un lavoro di collaborazione tra le nostre Associazioni per una messa a fuoco sempre più chiara del ruolo delle nostre città nel prossimo ciclo di sviluppo del paese.
Contributo a cura di Umberto Mosso
(Pubblicato il 20 dicembre 2017)