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Zola a Roma, noi a Milano: letture urbane tra Ottocento e presente

Zola a Roma, noi a Milano: letture urbane tra Ottocento e presente

L'editoriale del Presidente Tommaso Dal Bosco
Alla ricerca di qualcosa di diverso e un po’ consistente da leggere per l’estate, ho raccolto il suggerimento di un amico avvocato milanese (va detto: non implicato in vicende immobiliari...) e ho aperto le prime pagine di "Roma", il romanzo di Émile Zola pubblicato nel 1896, secondo volume della trilogia delle città. Confesso che non mi aspettavo molto più di una narrazione classica, magari ampollosa, incentrata sul contrasto tra fede e modernità. Invece, fin da subito, la lettura mi ha sorpreso. Mi ha preso. Zola racconta Roma con gli occhi di un laico francese che la osserva nella sua transizione più delicata: da città sacra e papalina a capitale del giovane Stato unitario. Ma ciò che colpisce davvero è la lucidità con cui coglie la trasformazione urbana come specchio e vettore di un mutamento più profondo. Le strade, i conventi espropriati, i nuovi palazzi ministeriali, l'espansione edilizia selvaggia e disorganica: tutto questo diventa, nel romanzo, metafora di un potere che cambia pelle ma non logica.

Zola smaschera il nesso profondo tra rendita, morale e ideologia. E non lo fa da studioso o da urbanista, ma da narratore che osserva la città come organismo vivente in cui lo spazio rivela le tensioni sociali e politiche. La Roma che racconta è una città dove la speculazione immobiliare si muove rapace sulla scia delle riforme, dove il potere religioso cede terreno solo per trasformarsi in rendita fondiaria, dove le nuove istituzioni faticano a costruire un progetto urbano che sia davvero moderno e giusto.

Come non pensare, leggendo queste pagine, al dibattito esploso in queste settimane attorno a Milano? Una città che si è proposta come modello, e che oggi si ritrova sotto i riflettori per ragioni meno nobili. Le inchieste, i progetti, gli intrecci tra amministrazione e operatori sono cronaca; ma ciò che ci interroga, come AUDIS, è ciò che sta più sotto: il rapporto tra sviluppo urbano e rendita, tra decisione pubblica e interesse collettivo. Anche noi, come Zola, ci troviamo di fronte a una trasformazione profonda delle città italiane. E anche noi ci chiediamo: è una trasformazione che riduce le disuguaglianze o le cristallizza? Una città che cresce è davvero una città che migliora? Dove si genera valore e dove si produce rendita?

Zola scriveva Roma alla fine dell’Ottocento, ma la domanda che attraversa il suo romanzo è attualissima: possiamo ancora trasformare la città senza soccombere alla sua retorica? Possiamo ancora pensare a un progetto urbano che non sia l’occasione per pochi, ma il diritto di molti? Nel romanzo, il protagonista viene travolto dalla complessità di Roma, dalle sue contraddizioni, dalla sua bellezza e dalla sua decadenza. Ma non smette mai di cercare un senso, una prospettiva, una verità. È quello che dobbiamo continuare a fare anche noi, in mezzo al rumore delle città che cambiano: cercare una visione, un’etica, un progetto.


22/09/2025
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