di Roberto Malvezzi
In anni recenti UN-Habitat, il programma delle Nazioni Unite per gli insediamenti umani, ha prodotto un documento che ha ricevuto relativamente poca attenzione nel nostro Paese: si tratta della “Nuova Agenda Urbana” (NUA)¹, pubblicata nel 2017, cui nel 2020 ha fatto seguito un manuale operativo che ne dettaglia ed espande ulteriormente i contenuti². Questi due documenti sono dedicati a promuovere una visione condivisa di città sostenibile, nella quale vengono sottolineate alcune innovazioni rispetto al paradigma consolidato della sostenibilità, tra cui:
• l’inserimento della sostenibilità spaziale, in aggiunta ai tradizionali campi della sostenibilità ambientale, economica e sociale, il quale chiama in causa direttamente l’urbanistica come disciplina per eccellenza dedicata allo spatial planning;
• l’idea che la crescita della sostenibilità urbana debba essere collegata ad una crescita parallela nella qualità di vita delle persone, dove con questo termine si sottende un concetto complesso che inerisce al pieno sviluppo della persona umana.
In riferimento alla sostenibilità spaziale la NUA evidenzia come le condizioni spaziali di una città, come tali frutto di una pianificazione intenzionale, possano rafforzare la sua capacità di generare valore e benessere a livello sociale, economico e ambientale. Tale obiettivo può essere perseguito attraverso diversi possibili strategie, tra cui:
- una gestione dinamica e adattiva dei limiti urbani, da concretizzarsi ad esempio attraverso l’acquisizione dei diritti edificatori nelle fasce periurbane da parte delle amministrazioni;
- il passaggio graduale da una forma urbana monocentrica ad una policentrica, ad esempio agganciando le nuove polarità ai grandi nodi della mobilità pubblica;
- la promozione di politiche di rigenerazione urbana, ad esempio volte ad accrescere lo stock di residenze accessibili anche in aree centrali attraverso la trasformazione di aree dismesse o di vuoti urbani.
Il paradigma di sostenibilità urbana integrata (e integrale) proposto dalla NUA funge da chiave di lettura trasversale per guidare le trasformazioni delle città a livello globale, indipendentemente dalla traiettoria che stanno affrontando: siano esse città nel nord o nel sud del mondo, città in espansione o in contrazione, o città per le quali, dato il carico territoriale eccessivo oramai raggiunto, da tempo si raccomandano politiche volte alla riduzione del consumo di suolo e al riequilibrio territoriale, come nel caso italiano. Si tratta di indicazioni preziose, che consentono di ancorare saldamente la cultura della rigenerazione urbana all’interno delle politiche per la sostenibilità: proprio dal saldarsi di questi campi concettuali emerge una domanda fondamentale: rigenerare sì, ma che cosa, esattamente? È possibile rigenerare compiutamente una parte di città, rimanendo nelle stesse cornici mentali e reiterando le medesime pratiche del passato? La Nuova Agenda Urbana contiene un seme per questa risposta: un’urbanistica rigenerativa autentica richiede di “rigenerare” per prima cosa il modello di città in cui siamo immersi, un modello che ancora nel nostro paese per tanti, troppi versi è alle prese con una transizione incompiuta rispetto ai lasciti della città fordista, e che vede le decisioni più importanti sfuggire alle possibilità di governance delle comunità locali, per rimanere in via quasi esclusiva intestate a logiche di mercato spesso opportunistiche.
La visione proposta da UN-Habitat corrisponde di fatto a un modello di città (ri)generativa, orientata prioritariamente verso le esigenze più profonde della vita umana, le quali non possono ridursi al soddisfacimento dei bisogni di base garantito (in maniera peraltro sempre più precaria) dal modello di città ancora vigente. Si tratta quindi di prendere sul serio la seconda innovazione sollecitata dalla NUA, che punta a rimettere al centro del fare città la vita delle persone e il benessere delle comunità. Per questo scopo sono disponibili ulteriori strumenti guida, come ad esempio la Human Scale Development (HSD)³, che offre una trattazione ricca di introspezioni illuminanti sulla varietà e sulla complessità dei bisogni in cui si articola la vita dell'uomo, e cui sono state messe a fuoco le potenzialità di integrazione rispetto ai campi della sostenibilità e del benessere⁴. Nell’approccio HSD, in particolare, ciascuno dei bisogni identificati viene analizzato mettendo in evidenza i fattori che ne consentono il soddisfacimento, articolati nei seguenti aspetti: insieme di valori fondanti, cornici e condizioni immateriali, azioni concrete (individuali o collettive), e infine disponibilità di spazi e ambienti adeguati.
Da questo breve quadro nascono importanti suggestioni per AUDIS, in questo passaggio di rinnovo delle cariche associative che prefigura il futuro slancio dell’associazione nella sua opera a favore della rigenerazione urbana. Sono oramai trascorsi più di dieci anni oramai dalla pubblicazione della Matrice della Qualità Urbana, uno strumento che ha segnato un momento importante per la vita dell’associazione; si tratta infatti di uno strumento pionieristico per il governo delle trasformazioni urbane complesse, nel quale il tema della “qualità urbana” veniva analizzato come un campo intersezionale tra diverse dimensioni, tra cui quella sociale, economica, ambientale e spaziale. La strada avviata allora porta oggi a riflettere sul tema della “qualità della vita urbana” come a una evoluzione quasi naturale del portato di conoscenze e cultura distillato nella Matrice, nell’ottica di una sua piena integrazione con le prospettive più recenti aperte dal dibattito internazionale. Si tratta di un tema che sollecita la capacità stessa delle nostre città, intese come comunità organizzate prima ancora che come insieme di elementi fisici e di servizi, di dare piena dignità a tutti i loro abitanti; un tema che non si esaurisce automaticamente col verificarsi di standard e previsioni, ma che chiama in causa le esperienze concrete maturate dalle persone nei propri contesti di vita; un tema che invita a guardare alla rigenerazione urbana non solo come a un ennesimo paradigma, pratica, obiettivo o processo, ma prima di tutto, come a una nuova idea di città.
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¹UN-Habitat, 2017, New Urban Agenda
²UN-Habitat, 2020, The New Urban Agenda Illustrated
³Max-Neef, M. A., 1991, Human Scale Development. Conception, Application and Further Reflections, The Apex Press
⁴Guillen-Royo, M., 2016, Sustainability and Wellbeing. Human-Scale Development in Practice, Routledge
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