Don Luigi Di Liegro è stato una delle figure più carismatiche e influenti del cattolicesimo sociale romano e italiano del secondo Novecento. Fondatore e primo direttore, nel 1978, della Caritas diocesana di Roma, è ricordato come un "prete di frontiera" che ha vissuto e letto la città di Roma dalla visuale degli ultimi. Ed è questa lettura una dei grandi motivi di interesse del libro “La città giusta”, raccolta di scritti inediti o introvabili di don Di Liegro, pubblicata da Edizioni Lavoro e curata da Pierciro Galeone e da Alessandro Romelli grazie alla collaborazione con la fondazione che porta il nome del sacerdote.

Don Di Liegro ha attraversato quattro decenni della vita della città affrontando tutti i suoi problemi più scottanti: dalle baraccopoli degli immigrati del sud all’esplosione dell’immigrazione straniera, dal dramma dell’eroina alla cappa del terrorismo. I testi di don Luigi, letti nel loro insieme, mostrano un pensiero forte, elaborato in modo originale intorno a riferimenti saldi. Nel corso della sua opera ha costruito rifugi, ostelli, mense, case di accoglienza ma soprattutto ha costruito reti di relazione.
“I poveri hanno bisogno più di persone che di cose” diceva. E dunque di una città giusta. «Per don Luigi - ci racconta Pierciro Galeone- la città non è un semplice insieme di individui bensì un organismo vivente con un volto e un’anima. L’ingiustizia, il privilegio, l’emarginazione, la solitudine non sono mali che toccano solo i poveri, i fragili e gli sfortunati, bensì intaccano l’anima della città tutta, che è dimora di chi corre e di chi cade, degli spiriti forti e delle persone fragili, dei nativi e degli stranieri, dei giovani e dei vecchi».
Don Luigi non era un utopista, ma un uomo d’azione, nei suoi scritti troviamo denunce, critiche e proposte. Nessun moralismo sterile, ma politica che risolve i problemi. E dunque come guardare alla città di Roma oggi, rifacendosi al pensiero di Di Liegro? «Come tutte le grandi città -spiega Galeone- Roma attrae persone, residenti, pendolari, studenti, turisti, ed è scenario di diseguaglianze e conflitti che spinge i più fragili ai margini e alla solitudine. La via indicata da don Di Liegro è quella di mettere in campo la responsabilità di tutti. La città siamo noi. La Roma di don Luigi aveva problemi seri, alcuni ben più gravi di quelli di oggi, eppure ciò che serve continua ad essere la condivisione di un’idea di futuro non come destino segnato ma una costruzione comune».
Leggere gli scritti di don Luigi ci spinge in questa direzione.