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Le Reggiane: area strategica tra vecchia e nuova identità urbana

Si è tenuto a Reggio Emilia lo scorso 20 gennaio un convegno dedicato al recupero dell'area 'ex Reggiane': un'ambito territoriale di 26 ettari che nel secolo scorso è stata fulcro della vita economica di Reggio Emilia e della sua identità. Si tratta di un primo passo dell'amministrazione comunale di un percorso conoscitivo partecipato che coinvolge la città nel suo insieme e che condurrà nei prossimi mesi alla realizzazione di un concorso di idee per il recupero dell'area.
In tale occasione, è stata presentata una ricerca che OIKOS Centro Studi ha realizzato per il Comune di Reggio Emilia sulla rigenerazione di aree industriali dismesse: un'analisi di 80 casi - 30 italiani e 50 europei - 11 dei quali sono stati successivamente selezionati e approfonditi per significatività e comparabilità con l'area delle Reggiane.
La scelta ha riguardato, per l'Italia, le esperienze di Brescia (Comparto Milano), Novara (Nodo ferroviario e Polo Tecnologico), Milano (Quartiere Bovisa), Genova (Waterfront), Terni (area ex S.I.R.I.), Pistoia (ex Breda), Conegliano (Ex Zanussi). Per l'Europa quelle di Maastricht (Sphins Céramique), Malmö (Bo01), Nottingham (Jubilee Campus), Bilbao (Abandoibarra e Ametzola), Zurigo (Zurigo ovest).
Le 'Reggiane'
Le Officine Meccaniche Reggiane, sorte nel 1904 su un'area del Quartiere Santa Croce, rappresentano una delle più forti identità di Reggio Emilia. Inizialmente incentrata sul materiale rotabile ferroviario, la produzione si estese ad altri tipi di impiantistica e quindi furono riconvertite ad uso bellico a partire dalla Grande Guerra. L'epoca della produzione bellica coincise con il momento di massima espansione delle Reggiane, che arrivarono ad impiegare oltre 11.000 maestranze locali ed immigrate, queste ultime residenti in gran parte nelle case operaie de 'il Cairo'. Il deterioramento dei rapporti tra proprietà e maestranze e la lotta sociale che ne scaturì contraddistinsero la storia delle Reggiane nel Dopoguerra. Dagli anni Cinquanta in poi, continuarono a produrre materiali ferroviari ed impiantistica, prima sotto il controllo di EFIM e poi con il gruppo 'Fantuzzi', fra i leader mondiali della movimentazione portuale, che tuttora ne detiene la proprietà.

24/06/2009
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