L'editoriale del Presidente Tommaso Dal Bosco Quando, qualche mese fa, in questo stesso spazio ho commentato il libro di Gianni Barbacetto dedicato a Milano, avevo già espresso le mie riserve sul modello di sviluppo urbanistico della città. Non immaginavo che quelle stesse criticità si sarebbero presto riflesse in un’inchiesta giudiziaria così grave e mi sento quindi un po’ costretto a tornare sull’argomento.
Qual è il fine ultimo della rigenerazione? Il massimo profitto degli investitori o invece il massimo risultato sociale per la città? L'Architetto Roberto Nastri interviene nella discussione su "La città che vogliamo" partendo dai tentativi di "svendita" degli asset pubblici per arrivare alla domanda decisiva: è ancora possibile scegliere tra un capitalismo che escludo e uno che coinvolge?
I primi due webinar del ciclo Next (Re)Generation che Audis dedica alla rigenerazione urbana per la città che vogliamo sono stati dedicati ai temi della sostenibilità economica e sociale. Sul nostro nuovo canale Youtube abbiamo caricato i video integrali dei due seminari
Gentrificazione, marginalizzazione, crisi abitativa ed energetica: come ripensare il rapporto tra sviluppo urbano e società? Lunedì 21 luglio, dalle 17:00 alle 19:00 Online su Zoom. Registrazione obbligatoria a QUESTO LINK
Nel trentennale della sua fondazione Audis rilancia il dibattito sulla funzione politica dell’urbanistica. Next (Re)Generation AUDIS è un percorso che si sviluppa attraverso 4 “working seminar” on-line e un appuntamento dal vivo che porteranno l’associazione ad elaborare un position paper sul vero senso della rigenerazione urbana. Il primo appuntamento, lunedì 7 luglio con inizio alle ore 17, è dedicato all’aspetto economico e finanziario della rigenerazione: “La sostenibilità economica: dalla rendita fondiaria al valore urbano”
Il ciclo espansivo delle città si è interrotto e latitano le risorse: su quali leve emergenti poggiare la rigenerazione del futuro?
Lunedì 7 luglio, dalle 17:00 alle 19:00 Webinar Online su Zoom. Registrazione gratuita e obbligatoria a QUESTO LINK
L'editoriale del Presidente Tommaso Dal Bosco Nel numero scorso abbiamo provato a rimettere al centro la domanda essenziale: che cos’è davvero la rigenerazione urbana, e quale città vogliamo costruire? Da questa domanda nasce il percorso che AUDIS sta per avviare con il ciclo di incontri Next (Re)Generation, un laboratorio aperto in cui proviamo a ricostruire una visione condivisa della trasformazione urbana, a partire dai quattro pilastri della sostenibilità: economica, sociale, ambientale e spaziale. Presto, molto presto, ve ne parleremo.
Lo stimolo alla riflessione sul senso della rigenerazione urbana lanciato nell'ultimo numero di (RI)GENERATI da Tommaso Dal Bosco e Roberto Malvezzi, ha ispirato questo lavoro di Rosario Manzo, teso a tracciare una linea di pensiero che dalla Città Giusta e da Antonio Genovesi arriva al Bangladesh di Muhammad Yanus passando per Quesnay e Papa Francesco. Onde evitare che si verifichi la profezia di Robocop...
La Nuova Agenda Urbana (NUA) dell'Onu delinea un modello di città rigenerativa fondato anche sulla sostenibilità degli spazi e sulla qualità di vita delle persone. L'idea che non possa esistere una rigenerazione urbana che non si ponga l'obiettivo di cambiare gli attuali modelli di città in cui viviamo è alla base del nuovo slancio che Audis vuole imprimere alla sua azione. A dieci anni dalla pubblicazione della Matrice della Qualità Urbana, è ancora più che mai attuale e urgente la riflessione che quello strumento pionieristico sollecitava
L'editoriale del Presidente Tommaso Dal Bosco Siamo –giustamente– scandalizzati dell’idea che spudoratamente il nuovo presidente degli Stati Uniti, il redivivo Donald Trump, ha proposto per la Striscia di Gaza: deportare un paio di milioni di persone, demolire tutto e ricostruire resort, torri, infrastrutture. Una “rigenerazione” post-bellica in perfetto stile immobiliarista, senza neanche la premura di nascondere il movente speculativo dietro il velo di una minima retorica umanitaria. Eppure, al netto dell’abisso che separa la brutalità di un contesto bellico dalla nostra quotidianità urbana, siamo sicuri che ciò che proponiamo noi, nelle nostre città ferite, sia davvero così diverso?
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