Martedì 16 ottobre Paolo Cottino, amministratore e direttore tecnico di KCity, ha partecipato a nome di AUDIS al workshop organizzato da Il Quotidiano Immobiliare “Rigenerare il territorio: borghi e periferie”, confrontandosi con Francesca Federzoni, Politecnica, e Pierfrancesco Pozzetto, YARD, sul tema “Nuove idee di rigenerazione”.
Nel corso dell'incontro sono stati affrontati anche i temi della “Finanza per la rigenerazione delle periferie”, su cui sono intervenuti Pietro Locatelli, esperto credito bancario, Gianni Verga, Collegio degli ingegneri e architetti di Milano, e Giuseppe Scorza, Studio Scorza, della “Rigenerazione degli spazi commerciali e produttivi”, con contributi di Davide Marazzi, Marazzi Architetti, Elisa Taddei, Park Associati, e Alessandro Natoli, Prelios Integra, e del “Rigenerare e innovare: materiali e progetti”, con interventi di Elena Magarotto, Granitifiandre, ed Enzo Eusebi, Enzoeusebi+Partners.
Nel contesto dell’ampio dibattito promosso da Quotidiano Immobiliare, a Paolo Cottino è stato affidato il compito di inquadrare la differenza tra rigenerare e riqualificare e di fare il punto sul rapporto pubblico e privato.
Sul primo punto Cottino ha evidenziato come in questa fase del lavoro sulla Rigenerazione Urbana sia indispensabile trovare nuovi equilibri la tra parte hardware e la parte software dei contesti territoriali. In altre parole si tratta di dare nuovi contenuti ai vecchi contenitori, assumendo un cambio di paradigma radicale rispetto al passato, quando nella programmazione di nuovi interventi sul territorio si partiva dai contenitori, assumendo la presenza di una domanda (i contenuti) che non può più essere data per scontata. Oggi, infatti, il problema più spinoso nella definizione e gestione degli interventi è legato alla definizione dei contenuti, intorno ai quali si possono generare nuove economie e riattivare contesti territoriali in difficoltà sociale, economica, ambientale.
Un elemento strategico per poter procedere in questa direzione è dato dalla consapevolezza di non poter e non dover pianificare tutto subito, come accadeva nei masterplan anche più recenti, ma di dover procedere in una logica incrementale e graduale che consenta di mettere in moto meccanismi win-win che leghino i diversi interessi in gioco, nell’ottica di generare processi e progetti condivisi.
Tra le leve da utilizzare in questo approccio alla Rigenerazione Urbana c’è senz’altro la cultura, che in questi anni ha dimostrato di saper riattivare comunità e processi virtuosi, mettendo al centro la dimensione funzionale del territorio.
Proprio la dimensione funzionale, intesa come il sistema delle attività e dei servizi, consente infatti di distinguere la “città” dalla “periferia”. Più è povera la dimensione funzionale di un territorio, più parliamo di periferia arrivando a definirla come il luogo della monofunzionalità. La sfida va colta sapendo trasformare questo limite in una potenzialità per chi vuole provare a costruire nuovi modelli urbani, nuove economie e nuove dinamiche nel rapporto tra pubblico e privato e terzo settore, un soggetto che sta assumendo un ruolo crescente rispetto al tema della gestione dei progetti. Progetti che possono essere costruiti e gestiti da soggetti privati, ma che devono essere in grado di soddisfare esigenze e interessi collettivi.
Sul ruolo chiave del rapporto tra pubblico e privato, Cottino ha sottolineato la rilevanza di uscire da una concezione culturale che tende a leggere questo rapporto in un’ottica legata alla pura necessità del pubblico di coprire costi che non è in grado di affrontare e del privato di trovare nuove opportunità di mercato. E’, infatti, ormai chiaro che l’efficacia dei nuovi servizi e dei nuovi modelli di sviluppo urbano si affidano alla sinergia positiva che si può sviluppare tra pubblico e privato e fra gli interessi in gioco.
L’esperienza parigina del programma “Reinventare la città”, alla quale si ispirano ormai città di tutto il mondo, poggia proprio su questo assunto: l’opportunità di far crescere servizi privati, realizzati in immobili pubblici acquisiti dal privato, ma vincolati a usi di interesse collettivo. Parigi ci dimostra quali possono essere i modelli innovativi di sviluppo che perseguono l’obiettivo di tornare ad alimentare i territori con funzioni di interesse collettivo di cui il pubblico non può farsi carico, ma rispetto ai quali ha modo di giocare un ruolo di indirizzo e controllo, in una negoziazione positiva e fertile con il privato.
Evidentemente - ha proseguito Cottino - non è scontato il modo di arrivare a questo tipo di risultati, né esiste una ricetta. Oggi sono tante le realtà che, anche in Italia, stanno provando ad andare in questa direzione e diverse regioni stanno adeguando il loro quadro normativo per incentivare la rigenerazione urbane e il rapporto tra pubblico e privato. C’è però una dimensione più piccola e puntale che può consentire da subito la sperimentazione di nuovi processi, come banchi di prova per interventi più grandi e strutturali. Una scala locale che può approfittare dei tanti immobili dismessi che popolano il nostro territorio e che rappresentano delle opportunità in attesa di essere colte. Per farlo è necessario che pubblico, privato e territorio, inteso come rete di organizzazioni attive, si mettano in gioco sperimentando soluzioni nelle quali investire energie e fondi proporzionati ai temi che affrontano - e che possono quindi essere anche di piccola entità - ma che assumono grande rilevanza nel ruolo di modelli di riferimento che possono essere replicati in altri luoghi e ad altre scale.
lI video dell'incontro è visionabile sul sito de Il Quotidiano Immobiliare (www.ilqi.it) previa registrazione.