di CLAUDIO ZANIRATO
La storia della Cartiera di Lama di Reno a Marzabotto è un affascinante viaggio attraverso i secoli, che intreccia le vicende di famiglie nobili, imprenditori lungimiranti e una comunità operaia che ha visto la propria vita plasmata dalla presenza di questa industria.
Le origini della cartiera si perdono nel Medioevo, con la presenza di un opificio e di un mulino già nel 1395, di una chiusa con un canale che convogliava l'acqua del Reno. L'attività cartaria conobbe periodi alterni di inattività, la proprietà passò di mano diverse volte. Un punto di svolta si ebbe nel 1896, con l'arrivo di Celso Saltarelli, un imprenditore che trasformò la cartiera in un'industria moderna, dotandola di una caldaia a vapore e di una turbina idraulica. Ma il vero salto di qualità avvenne nel 1954, quando Angelo Rizzoli, il "Cumenda", acquistò l'intero complesso: il celebre imprenditore desiderava creare un polo cartario per la sua casa editrice (allora la più importante nel Paese) ed il suo busto presenzia ancora il piazzale principale dell’insediamento.
Sotto la guida di Rizzoli, la cartiera visse un periodo di grande espansione e innovazione: furono costruite abitazioni per i dipendenti, le cosiddette "case giardino", e lo stabilimento fu potenziato con nuove macchine continue, una patinatrice e un impianto di disinchiostrazione per il riciclo della carta (il primo allora in Italia). Vi si produceva anche la carta “rosata” del Corriere dello Sport.
Il periodo di massimo splendore della cartiera coincise con gli anni '80, con oltre 500 dipendenti, così divenne un punto di riferimento per l'economia della zona, contribuendo alla nascita di numerose attività collaterali.
A partire dagli anni '90, la cartiera entrò in una fase di crisi, dovuta a diversi fattori, tra cui la concorrenza straniera, gli elevati costi energetici e le mutate esigenze del mercato editoriale: delle tre linee produttive, ne rimase attiva solo una, con un organico ridotto a meno di 140 dipendenti.
Nel 2006, nonostante l'interessamento delle istituzioni locali, la cartiera chiuse definitivamente: gli impianti furono smantellati e venduti all’estero, parte dell'area industriale è stata riconvertita per ospitare attività di smaltimento e riciclo ecologico, mentre molte delle strutture sono state abbandonate. La villa direzionale è diventata sede di un polo formativo di alta sartoria di economia circolare, mentre la centrale idroelettrica è stata ammodernata e produce energia pulita.
La storia della cartiera di Lama di Reno è un esempio emblematico di come un'attività industriale possa plasmare un territorio, portando sviluppo economico e sociale, ma anche lasciando dietro di sé il segno del declino. Negli anni scorsi è stata anche oggetto di interessanti iniziative di Arte Urbana.
La rigenerazione dell'area industriale dismessa Ex-Cartiera Burgo di Marzabotto è una delle quattro proposte selezionata dalla Città metropolitana di Bologna e fa parte del finanziamento di 157 milioni di euro di fondi PNRR assegnati al territorio bolognese ed i lavori di trasformazione di un primo lotto in polo civico sono già in corso per essere ultimati nel 2026 e così forse rinascere per l’ennesima volta.