Permettetemi un po’ di storia questa volta.
AUDIS è nata a metà anni novanta su brillante intuizione di Dionisio Vianello, allora instancabile consulente di CimiMontubi (poi Fintecna e oggi parte di CDP Immobiliare), che si trovava a gestire il recupero dei primi grandi patrimoni dismessi dall’industria pesante ereditati dall'IRI nelle principali città italiane: le acciaierie di Bagnoli, Sesto San Giovanni e Torino, la chimica di Porto Marghera, le Manifatture tabacchi di Modena e Napoli ecc.
La sua proposta agli Assessori delle diverse città, tutti nominati sulla spinta dei primi Sindaci eletti direttamente dai cittadini, è stata semplice e innovativa: mettere intorno allo stesso tavolo le pubbliche amministrazioni e i privati proprietari delle aree dismesse per cercare di trovare insieme le buone pratiche che avrebbero potuto trasformare quelle aree da un problema per tutti a nuovi pezzi di città, integrati e vitali.
La dismissione industriale, infatti, costituiva un problema inedito: per i Comuni, si trattava di gestire non solo lo svuotamento di aree di notevoli dimensioni da ripensare radicalmente da un punto di vista urbanistico e funzionale, ma anche di affrontare nuove sacche di disoccupazione e di disagio sociale; per i proprietari si trattava di cambiare completamente pelle passando dai problemi della produzione a quelli dello sviluppo immobiliare con tutto il corollario di tecniche e linguaggi che ciò avrebbe comportato.
Nel momento di concretizzare la proposta creando un’associazione dedicata, a questi due attori principali si sono aggiunti alcuni centri di ricerca di livello nazionale (Cresme e Censis) e il Politecnico di Torino che, dato l’eccezionale impatto della dismissione della Fiat, aveva cominciato a seguire da vicino i problemi e le opportunità di questo cambio radicale.
L’idea di creare un’associazione che consentisse a tutti di discutere in un campo neutro, ma molto concretamente legato ai nodi che via via si presentavano sul tappeto, si è rivelata vincente. Nonostante le molte evoluzioni conosciute in oltre vent’anni sia dal settore privato sia dal settore pubblico, la necessità di curare il dialogo tra due parti storicamente contrapposte non è venuta meno. Anzi, purtroppo oggi dobbiamo ammettere che le distanze culturali restano profonde e che il lavoro da fare per creare sinergie davvero produttive resta molto.
La metamorfosi dell’identità produttiva dei territori nell’Occidente evoluto ha fatto emergere in modo abbastanza repentino il problema delle aree industriali dismesse ma negli anni questo si è ingigantito e ha cambiato faccia molte volte.
Non è certo più solo il problema della chiusura dei grandi impianti industriali. Sono anche lo spopolamento delle aree rurali, le nuove migrazioni, la precarizzazione e l’aumento della mobilità nel lavoro, la nuova sensibilità circa i problemi ambientali, energetici e di uso del suolo, l’evolvere della domanda abitativa, a richiedere di considerare il problema in termini diversi.
All’inizio ci si è accontentati di rinominarlo. Così siamo passati attraverso il “risanamento”, il “recupero”, la “riqualificazione”, la “valorizzazione”, la “rigenerazione”, la “resilienza”, la “sostenibilità”. Con declinazioni di volta in volta caratterizzate da accenti più urbanistico architettonici, edilizi, industriali, ambientali, energetici, finanziari o sociali.
Questo ha fatto male anche a noi di AUDIS che, nell’immaginario di molti, siamo rimasti inchiodati alla prima categoria. Quella che si occupa “specialisticamente” delle aree ex industriali. Mentre invece, da tempo, siamo un interlocutore di istituzioni, imprese e professionisti che si occupano dei problemi delle trasformazioni urbane a tutto tondo.
Nell’arco della sua ormai ultraventicinquennale storia che ho voluto molto sommariamente ricordare, una persona più di altre ha significato AUDIS, ed è stata Marina Dragotto, che l’ha diretta per più di vent’anni traghettandola attraverso le mille difficoltà che in questo arco di tempo tutto il mondo associativo culturale ha sofferto.
Io credo che il nuovo assetto organizzativo che il direttivo di AUDIS ha deliberato nella seduta che si è tenuta il 7 febbraio e le ambizioni che dimostra sono finalmente all’altezza dell’eredità che Marina ci ha lasciato.
Dopo quasi 2 anni di eroico sacrificio di Paola Capriotti a cui non saremo mai abbastanza grati per aver retto l’associazione con una dedizione e una passione indicibili addirittura incrementando attività e risultati dopo la prematura e dolorosa scomparsa di Marina, sono felice di annunciarvi che Gian Carlo Magnoli Bocchi è il nostro nuovo direttore.
A lui va il nostro ringraziamento per essersi reso disponibile a guidare l’associazione nella certezza che le sue sensibilità, competenza e passione costituiscono un grande ma anche necessario valore aggiunto per l’esercizio di questa funzione; Paola torna quindi alla responsabilità della Segreteria Scientifica, per la quale già Marina l’aveva scelta e che sono certo le è anche più congeniale liberandola da impegni operativi e amministrativi che non sono certo la sua prima passione.
A supporto dell’operatività dell’associazione restano poi con noi Marika Moscatelli e Mara Polloni le cui competenze scientifiche e gestionali abbiamo già apprezzato da ormai diversi mesi.
Un grande nuovo staff per onorare la storia di AUDIS e le sue nuove grandi sfide!
Buon lavoro a noi!
Tommaso Dal Bosco