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I nostri auguri e il nostro impegno per il 2022

I nostri auguri e il nostro impegno per il 2022

L’anno che sta per terminare ci lascia ai blocchi di partenza con il PNRR: una struttura sulla carta perfettamente logica che alloca le risorse sulla base dei “silos” definiti dai vincoli europei (transizione ecologica e digitale, crescita, coesione territoriale, salute e giovani) e spalmati sulla base di indicatori fisici che permettano di rendicontare all’Europa i fondi che ci darà.

Insomma, la strategia è data (dall’Europa) ma è talmente macro che è difficile immaginarla applicata virtuosamente sul nostro territorio.

Abbiamo già scritto su queste stesse pagine che si assisterà, probabilmente, ad una incredibile lotta fratricida tra tante monadi (i tanti comuni italiani) ciascuno con i suoi annosi problemi di in/adeguatezza strategica, tecnica, strutturale, territoriale. Tutti a correre appresso ai soldi del PNRR e alla retorica che questo ci cambierà.

È probabile che ci cambierà, bisogna vedere se in meglio o in peggio perché, il rischio che io vedo, è quello di una grande bolla che, quando si esauriranno i fondi, si spegnerà.

Negli ultimi 30 anni, senza dichiararlo, il paese ha finito per disegnare il profilo di una amministrazione pubblica, specie quella locale, difensiva, sparagnina, fatta per non spendere, per risparmiare, con il fine di tenere in sicurezza i conti pubblici (senza peraltro riuscirci).

Oggi, per la legge del contrappasso, avremmo bisogno di una PA che spenda. Che lo faccia bene (come chiede l’Europa) e a una velocità ad essa sconosciuta. Un’impresa lo capiscono tutti, impossibile.

E il governo lo sa. Tanto che ha approntato una serie di soluzioni di backup (i poteri sostitutivi) pronte ad intervenire in caso i vincoli non vengano rispettati.

Si capisce che, in questo modo, il PNRR non è per il Paese. Ma è il Paese che corre per il PNRR. La domanda urgente di adeguamento infrastrutturale, di coesione sociale di crescita sostenibile di cui il Paese (inteso come la sua comunità nazionale, i suoi cittadini, delle città, delle aree rurali e montane, del sud e delle isole) che non si è mai strutturata diventando una strategia nazionale, è sparita dal discorso pubblico, bisogna solo spendere, spendere, spendere.

Una montagna di “bandi” per fare o rifare scuole, asili nido, impianti sportivi, “piccole e medie opere” e, bontà loro, rigenerazione urbana. Qualcuno, bravo a fare le carte, si rigenererà 5 volte, qualcun altro, meno fortunato, non riuscirà nemmeno a mettere le toppe alla sua scuola dove piove dentro.

Noi, in questo scenario, resistiamo.

In questi anni abbiamo provato di tutto per delineare strategie diverse e più produttive, lo abbiamo fatto per promuovere centri di competenza per la rigenerazione urbana (qui il lavoro fatto con l’Urban Center di Torino), lo abbiamo fatto andando a studiare le operazioni di rigenerazione di successo in Europa (il report della ricerca per il Comune di Merano), lo abbiamo fatto sperimentando soluzioni finanziarie innovative trasformando anche i paradigmi dell’urbanistica tradizionale insieme a Città Metropolitana di Milano e Università di Parma e lo abbiamo fatto cercando di dare un senso di ricaduta di valore pubblico agli incentivi per la riqualificazione edilizia (eco-sisma e superbonus) con Rigenerazione di classe A.

E non è finita, una nuova governance e una nuova organizzazione, nuovi tavoli di lavoro aperti ai soci e anche agli esterni. Non stiamo mai fermi e non ci fermeremo.

Ci aspettano sfide davvero importanti: la prima quella di piegare un pochino il PNRR a una applicazione coerente con i veri bisogni del Paese. Scusate se è poco.

 

Buone Feste e Buon 2022

 

Tommaso Dal Bosco
Presidente AUDIS


23/12/2021 editoriale
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